giovedì 30 dicembre 2010

Il mio nuovo forno a legna, Esterno

 Oggi ho provato a costruire un fornello del tipo Rocket Stove, alla fine ho optato per mettere una grata proprio sotto la camera di combustione e non un mattone tagliato a meta` come suggerito nel video youtube http://www.youtube.com/watch?v=XSMR2ANIZ7E .
In questo modo mi e` sembrato che il legno abbia bruciato meglio, anzi, forse pure troppo !!!
Il risultato e` stato questo brodo di pollo a meta` fra quello Italiano e quello Koreano, e devo dire che data la potenza del fuoco il tempo di cottura impiegato e` stato molto inferiore a quel che mi aspettavo.
Nello spaxio ricavato sotto alla grata ho anche provato a arrostire una patata dolce, ma ho avuto questa idea solo in un secondo momento e per questo non siamo riusciti a cuocerla del tutto, anche in parte perche` la patata, gentile dono della nostra vicina, era troppo grande!!!

Adesso voglio apportare alcune modifiche che ho in mente per creare un fornello - forno . . . .
Vi aggiornero` sulgi sviluppi !!!

mercoledì 1 dicembre 2010

La riforma(?) scolastica?

Non capisco che cosa ci sia di rivoluzionario in questa Legge (con rispetto parlando) Gelmini, altro che i tagli di chi ha in odio l’istruzione pubblica e venera i collegi confessionali come quello in cui la stessa Gelmini dovette andare per diplomarsi. Quella esclusione dei parenti fino al “quarto grado” chissà perchè mi ricorda le leggi razziali: i candidati saranno tenuti a portare prove del dna e alberi genealogici certificati dalla Commissione Parentele per dimostrare di non essere neppure secondi cugini del rettore o del capo dipartimento? Questo è antinepotismo e antifamilismo tagliato con l’accetta della demagogia, particolarmente ridicolo da parte di un governo che costringe i cittadini a mantenere quel somaro di Bossi Due con danari pubblici e che vede il Caro Leader antinepotista smazzare aziende quotate in borsa, non botteghe di ciabattino, come fossero farfalline, a figli e figlie. Se questa deforma universitaria voleva essere l’acuto del cigno – il governo del “fare” scrive pateticamente la Pravdina dei Berlusconi – prima di affondare nel laghetto del proprio fallimento storico e morale dopo 16 anni di potere e prepotere, il cigno avrebbe fatto meglio a stare zitto.

lunedì 29 novembre 2010

Antropologia

Qua sotto posto un video. E` un video di un rituale della religione popolare taiwanese, si chiama Shao Wang Chuan, bruciare la barca del Re. Il quale, sia detto per inciso, e` una delle piu` popolari divinita` a Taiwan. Bruciando la barca, fatta di carta e legno e finemente decorata, la si dona a questo Re che puo` in questo modo riprendere il mare portando con se tutte le malattie e le brutte cose.
Una parte della mia ricerca si occupa di studiare questi rituali, e nel farlo mi sono re-innamorato dell'antropologia, questa disciplina sempre a meta`, fra filosofia e storia, fra sociologia e scienza. L'antropologia che, usando parole di Clifford Geertz (uno dei massimi studiosi di antropologia del secolo scorso morto pochi anni fa), ci insegna che ... "Vedere noi stessi come ci vedono gli altri puo` essere rivelatore. Vedere che gli altri condividono con noi la medesima natura e` il minimo della decenza. Ma e` dalla conquista assai piu` difficile di vedere noi stessi tra gli altri, come un esempio locale delle forme che la vita umana ha assunto localmente, un caso tra i casi, un mondo tra i mondi, che deriva quella apertura mentale senza la quale l'oggettivita` e` autoincensamento e la tolleranza mistificazione. Se l'antropologia interpretativa ha un qualche ruolo nel mondo e` quello di continuare a re-insegnare questa fuggevole verita`".
E detto questo, buona visione a tutti


venerdì 26 novembre 2010

Per Meriti Acquisiti......Ovvero il merito di Mariastella

“Meritocrazia” è una di quelle parole usate per creare una risposta pavloviana, quella del cagnetto con l’acquolina in bocca, nell’ elettorato,48f85bb9e1ca5_normalcome “sicurezza”, “minaccia islamica”, “tasse”, “federalismo” e che il ministro della Pubblica Distruzione, l’avvocato Gelmini Mariastella, in queste ore adopera generosamente per distinguere questo governo del fare dal vecchio sistema e dai viziacci di quella “sinistra” clientelare che sembra avere governato l’Italia praticamente dal 1861, ad ascoltarla. Si vorrebbe sapere, rispettosamente, quali “meriti” avesse acquisito l’avvocato Gelmini, che mai nella propria vita e nella brevissima carriera forense o parlamentare lanciata dall’esame nell’ indulgente Reggio Calabria dove lei, turandosi lo schizzinoso nasino bresciano, si era candidata per sfangarla, mai, si era occupata di scuola per diventare ministro dell’Istruzione e della Ricerca. Va bene che questo è un governo che affidò il sistema dell’informazione italiana a Gasparri, che fu come affidare a Tinto Brass un documentario sulle vocazioni monacali e mise l’avvocato Previti al ministero della Difesa, forse confondendo il senso della parola difesa, ma almeno fingere un pochino di “merito” in questa “crazia” neanche gli è venuto in mente. O dipende da che cosa s’intende per “merito”?

venerdì 19 novembre 2010

Cose Loro

Dopo la conferma che le mafie a Milano imperversano da decenni, e se Saviano ha un torto è di esserci andato troppo leggero, la lista che leggerà lunedì seralaPadania da Fazio il ministro Maroni della Lega Nord, quel partito che dava apertamente dei mafiosi a Berlusconi e Dell’Utri, nel 1998 sulla prima pagina della Padania,  è stata leggermente corretta. Siamo in grado di anticiparrne la parte più interessante: busecca, luganega, oss bus, cutuleta, cassoela, bresaola, mundeghin, nervitt e, in onore del leader e del promettente erede, una delle specialità della sua Varese, provincia ricca di corsi d’acqua e laghi: la trota salmonata.

venerdì 12 novembre 2010

A proposito dei Beni Culturali signor Ministro......

Nella ribollita mentale, culturale ed etica e dell’Italia 2010 si nota la continua, e deliberata, confusione tra due principi profondamente diversi: la responsabilità e la colpevolezza. L’autodifesa del compagno Bondiev oggi alla Camera è esemplare in questo senso. Bondiev non è certamente “colpevole” del crollo a Pompei, ma è “responsabile” di quanto avviene nel mondo che gli è stato affidato e che sarebbe, con rispetto parlando, la cultura. Il comandante non è necessariamente “colpevole” se scoppiano le caldaie, ma è sicuramente “responsabile” di tutto quanto avviene nella sua nave. Non importa chi l’avesse comandata prima e in quale condizioni l’avesse trovata. Se vuoi comandare, cosa del tutto facoltativa perchè nessuno ti obbliga a fare il generale, il direttore, il ministro, il capocantiere ecc ecc,  la responsabilità è tua, sarebbe troppo comodo altrimenti. La cultura sulla quale si regge questo governo, come altri che lo hanno preceduto, è invece quello della “irresponsabilità” , insieme con “l’impunità” al punto di avere tentato più volte, di rendere questo principio addirittura legge dello Stato. A tutti coloro che parlano di “meritocrazia”, come se questo fosse un pilastro della cosiddetta “destra” italiana che promuove in politica nullità, favoriti e favorite e regala stipendi pubblici e incarichi politici a somari patentati soltanto perchè figli di, andrebbe ricordato che non esiste “merito” senza “responsabilità”. Quella che appunto Bondiev respinge.

mercoledì 10 novembre 2010

C'era una volta un'Acca. Favola di Gianni Rodari


Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:
E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?
Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?
Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.
" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".
Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.
Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.
Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.
In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le chiavi non aprivano più, e chi era rimast6 fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.
Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.
La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscf a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.
Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei
diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione
L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.
Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.

domenica 31 ottobre 2010

Fabrizio de Andre`, sempre piu` un profeta dei nostri giorni

Smisurata preghiera 

(De André/Fossati)



Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere.


lunedì 25 ottobre 2010

Il Lodo Alfano? Io non l'ho mai chiesto!!!!

Nella intervista alla Faz Silvio Berlusconi svela un retroscena che ai più, in queste settimane, era sfuggito: “Il Lodo Alfano? Io non l’ho mai chiesto”.
Davanti a questa frase una parte consistente degli italiani – e credo perfino dei lettori tedeschi – avrà l’impulso immediato di sbellicarsi dalle risa. E invece c’è poco da ridere. Perché la frase del Cavaliere, dietro la sua palese assurdità, dimostra tre cose.

Primo: Silvio Berlusconi, capo del governo italiano, considera i suoi concittadini degli imbecilli.

Secondo: tanti dei suddetti  concittadini continuano a farsi trattare da imbecilli senza fiatare.

Terzo: tutti quelli che invece trasecolano per l’assurdità proferita dal premier penseranno una volta di più che i milioni che lo votano sono imbecilli.

E questo non solo fa malissimo all’Italia, ma non è neanche vero.

martedì 21 settembre 2010

E' mestiere del vivere

E' mestiere del vivere
di Silvia Bre

E' mestiere del vento alzare vele -
Ma noi possiamo scegliere il colore,
il loro verso, la gioia di resistere e che muove
dell'albero maestro - fermo,
con le radici nel bene della terra -
e che ci porta vivi
in pochi amici, come dopo una guerra


domenica 19 settembre 2010

Apologo sull'onesta` nel paese dei corrotti

Riporto qui un brano di Italo Calvino tratto da Romanzi e racconti – volume 3°, Racconti e apologhi sparsi, i Meridiani, Arnoldo Mondadori editore. Venne pubblicato su Repubblica, il 15 marzo 1980, col titolo “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti”. 



C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, ne’ che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti piu’ o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere gia’ aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, cio’ che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalita’ formale, quindi, non escludeva una superiore legalita’ sostanziale. Vero e’ che in ogni transazione illecita a favore di entita’ collettive e’ usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioe’ poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attivita’ lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiche’ in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attivita’ che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civilta’ poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (cosi’ come in certe localita’ all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziche’ il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicita’ passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attivita’ illecite, normalmente esentate da ogni imposta.
*
Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziche’ di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosi’ che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Cosi’ tutte le forme di illecito, da quelle piu’ sornione a quelle piu’ feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilita’ e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.
*
Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, ne’ patriottici, ne’ sociali, ne’ religiosi, che non avevano piu’ corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano cosi’, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtu’ sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per se’ (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una societa’ migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio e’ sempre piu’ probabile.
Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, cosi’ come in margine a tutte le societa’ durate millenni s’era perpetuata una controsocieta’ di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocieta’ che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" societa’, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della societa’ dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di se’ (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocieta’ degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversita’, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’e’.

Italo Calvino

In questo giorno, 25 anni fa moriva a causa di un ictus Italo Calvino, a mio modesto (modestissimo) parere uno dei narratori piu` importanti del dopoguerra. Personalmente sono legato a tantissimi dei suoi romanzi, ma soprattutto al suo (e mio, perche il romanzo e` di chi lo legge.....) Il Barone Rampante.

....L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio........




sabato 18 settembre 2010

don Lorenzo Milani

Se e` vero, come e` stato sostenuto, che siamo disposti a chiamare nostri maestri quei personaggi che ci sembra dicano finalmente cio` che sentiamo di avere avuto da tempo sulla punta della lingua, ma che siamo stati del tutto incapaci di esprimere, coloro che mettono in parole quelli che per noi sono solo movimenti, tendenze e impulsi della mente appena abbozzati, allora sono oltremodo felice di riconoscere Don Lorenzo Milani come mio maestro o, almeno, uno dei miei maestri.

...Per es. "atea" per me e` la frase: "noi non vogliamo cambiamenti se non avremo la sicurezza che i poveri ci gudagnano". A me invece non importa proprio nulla che i poveri ci guadagnino (questo fatto non ha infatti nessun peso per la venuta del regno), mi importa solo che gli uomini smettano di peccare. E l'ingiustizia socilae non e` cattiva (per me prete) perche` danneggia i poveri, ma perche` e` peccato cioe` offende Dio e ritarda il suo Regno. (E` la ricchezza e non la poverta` che e` un'offesa a Dio).



venerdì 17 settembre 2010

Fernando Pessoa

Ma io, sempre estraneo


Ma io, sempre estraneo, sempre penetrando
il più intimo essere della mia vita,
vado dentro di me cercando l’ombra.



Giorgio Caproni

Biglietto lasciato prima di non andare via

Se non dovessi tornare
sappiate che non sono mai partito
il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai




sabato 4 settembre 2010

Totani ripieni

Quello in Korea e` per me un tempo di cucina. Oltre al fatto che la cucina di mia suocera e` funzionale e ben tenuta, qui ho tempo a disposizione per sbizzarrirmi e provare ricette nuove.
Ecco l'ultima.......totani ripieni......



venerdì 3 settembre 2010

Ricetta: Pasta tonno e piselli

Ecco una ricetta veloce e gustosa che ho provato in questi giorni......buon appetito

giovedì 2 settembre 2010

Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Mi piace molto Erri de Luca, Napoletano e filosofo. Posto qui sotto un suo pensiero che risponde alla domanda che da il titolo a questo post:


Difficile compito, visto che l'albero della conoscenza del bene e del male era uno solo, i suoi frutti salivano dalle stesse radici. Compito difficile, ma degno della nostra condizione di esseri umani. Conosco una sola regola di comportamento efficace, di non fare agli altri quello che non vorresti facessero a te.


martedì 31 agosto 2010

Maurizio Maggiani: Risorgimento senza memoria

"Mi son fatto una passione, di rendere giustizia andando in giro per l'Italia a raccontare le gesta e l'epopea di due generazioni di giovani uomini e donne che nel cuore del XIX secolo hanno consumato le loro vite a un'idea: la rivoluzione per la giustizia e la libertà dei popoli". l video di "Risorgimento senza memoria", un intervento di Maggiani alla Fiera del Libro di Torino 2010.


Mi sembra uno degli interventi piu interessanti (con camicie rosse, il blog di Paolo Rumiz su Repubblica) in vista delle celebrazioni del 150mo dell'unita` d'Italia.


domenica 29 agosto 2010

don Lorenzo Milani - "Lettera dall'Oltretomba ai Missionari cinesi"

Non abbiamo odiato i poveri come la storia dirà di noi. Abbiamo solo dormito. È nel dormiveglia che abbiamo fornicato col liberalismo di De Gasperi, coi Congressi eucaristici di Franco. Ci pareva che la loro prudenza ci potesse salvare (…). Quando ci siamo svegliati era troppo tardi. I poveri erano già partiti senza di noi (…). Saprà il Cristo rimediare alla nostra inettitudine. E' Lui che ha posto nel cuore dei poveri la sete della Giustizia (…).

sabato 28 agosto 2010

A Mario Luzi

Dedico questo post alla figura di Mario Luzi, grande poeta e maestro di vita. Qua sotto posto una sua poesia e una sua intervista in cui sostiene che l'eccesso di parole significa scarsita` di parole.


(Se la musica e` la donna amata)


Ma tu continua e perditi, mia vita,
per le rosse città dei cani afosi
convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
Le danzatrici scuotono l'oriente
appassionato, effondono i metalli
del sole le veementi baiadere.
Un passero profondo si dispiuma
sul golfo ov'io sognai la Georgia:
dal mare (una viola trafelata
nella memoria bianca di vestigia)
un vento desolato s'appoggiava
ai tuoi vetri con una piuma grigia
e se volevi accoglierlo una bruna
solitudine offesa la tua mano
premeva nei suoi limbi odorosi
d'inattuate rose di lontano.

Mario Luzi


venerdì 27 agosto 2010

Lindbergh


Riprendo questo blog dopo un po' di tempo con questa canzone, Lindbergh. Mi ha accompagnato per cosi tanto tempo che e` diventata uno dei brani preferiti nella colonna sonora della mia vita. Buon Ascolto

Non sono che il contabile
dell'ombra di me stesso
se mi vedete qui a volare
è che so staccarmi da terra
e alzarmi in volo
come voialtri stare su un piede solo
difficile non è partire contro il vento
ma casomai senza un saluto.

Non sono che l'anima di un pesce
con le ali
volato via dal mare
per annusare le stelle
difficile non è nuotare contro la corrente
ma salire nel cielo
e non trovarci niente.

Dal mio piccolo aereo
di stelle io ne vedo
seguo i loro segnali
e mostro le mie insegne
la voglio fare tutta questa strada
fino al punto esatto
in cui si spegne
la voglio fare tutta questa strada
fino al punto esatto
in cui si spegne.



giovedì 27 maggio 2010

MINZOLINI STOPPER

Dopo l’attore Giordano nel senso di Germano a Cannes, il Minzculpop ormai in delirio da bavagli e bavaglini ha censuratocannavaroanche Fabio Cannavaro, temuto sovversivo, per vaghe allusioni alla Trota Bossi che non tiferà Italia. Se Lippi si portasse Minzolini in Sud Africa come stopper, non passerebbe nessuno. Peggio di Cannavaro non sarebbe. Pensaci Marce’, c’è ancora tempo.

mercoledì 26 maggio 2010

Dieci piccoli Pagliacci . . . .


Sembra il giallo dei dieci piccoli indiani di Agatha Christie, ne restarono nove, poi otto… alla fine nessuno. Aboliamo le province piccole, dice Giulietto al suo Romeo, clownno, aspetta, quella di Tremonti (Sondrio) no, quelle di confine nemmeno devono difenderci dal barbaro invasore svizzero, facciamo Bergamo, oh potta ti non se ne parla, perchè altrimenti quella maschera di Calderoli ti cava i denti uno per uno, allora Matera, anzi, aspetta, Isernia, no, cazzo, quella lì è dei nostri, ci mangiamo noi, allora guarda, magari Ascoli Piceno, ma sei scemo? Ascoli Piceno? Allora facciamo, scusi, come ha detto? Abolire le province, noooo, ma chi mai l’ha proposto, false notizie, la solita informazioni de sinistra, “troppa libertà di stampa” come dice Silviolo, quella della Libertà a comode rate, fatela sparire dal sito web del governo. Siamo alle comiche finali, ma purtroppo questi clown non fanno più ridere. Io un governo che annuncia una legge alla mattina e se la rimangia al pomeriggio ancora non l’avevo visto. E se abolissimo questo governo?
ULTIM’ORA: No, fermi tutti, contrordine compagni, sul sito del Ministero l’abolizione c’è ancora, è che a voce hanno abolito l’abolizione, nel senso che sarebbero abolite però dipende dai conteggi e da cosa dicono a Biella, ma perchè Biella? e anche Imperia nel suo piccolo s’incazza, che è la prvoncia di Scajola cioè l’hanno abolita ma senza dirglielo, chiamate Letta, dove sta Letta…. help (restate sintonizzati dopo la pubblicità che ridiamo ancora).

lunedì 3 maggio 2010

Un Popolo Contro, o del tifo Laziale....

Vogliamo piantarla con l’ipocrisia attorno ai tifosi della Lazio che ululavano contro la propria amata pur di fottere l’odiata Roma? Erano perfettamente onesti, perfettamente italiani. Fatemi vedere un tifoso della Juve, della Roma, del Milan, Berlusconi incluso, che vi dica che tiferà Inter nella finale di Coppa e vi farò vedere un bugiardo. L’orrenda sceneggiata vista allo stadio Olimpico di Roma domenica è la verità. Le geremiadi sulla sportività sono la finzione. Siamo un popolo “contro”, che vota, vive, pensa prima di tutto per essere “contro” e “anti” e che ha, nel rancore di contrada, di paese, di bandiera contro quei maiali, ladri, porci, merdosi dell’altra parte la propria principale, se non unica, identità. Anticomunisti, antiberlusconiani, antiterroni, antiimmigrati, anticlericali, antiromanisti, antijuventini, antitutti coloro che non siano come me, se non siamo “anti” non siamo niente. Contro ergo sum.

mercoledì 28 aprile 2010

Milanon Milanin

Per ottenere dai Gauleiter del Nord l’autorizzazione ad aprire un negozio, il temuto immigrato dovrà fare un esame di italiano e garantire un’ insegna possibilmenteristorante-cinese-madrid-2 in dialetto, in attesa di una futura e sempre più probabile stella da cucirsi sulla giacca. La grande Milano vedrà dunque una fioritura di cervelèe, ofelèe, trumbèe, barbèe, frutireù, pumpista, pessàt (pescivendolo oppure ristorante di sushi) e butega spurcaciòna (sex shop) per affermare la sua secolare vocazione di metropoli internazionale in vista dell’Espusisiùn Internasiunàl del Quìndes (Expo 2015).

arderei lo mondo

Molto azzeccata la scelta del nome per la nuova joint venturechernobyl-293x300 (traduzione in leghista linguisticamente corretto: “La botèga insèm”) tra italiani e russi per fare centrali nucleari: “Ignitur”, con quella idea vulcanica di ignis, di fuoco e fiamme. Visti i brillanti precedenti dell’energia nucleare in Russia, ci sarà da stare al calduccio.

sabato 24 aprile 2010

Il TERRITORIO e` mio

Tornare a immergersi nella realtà italiana, bucate finalmente le nubi di polvere che c’erano o non c’erano, significa andare a sbattere contro le parole di legno del momento, quelle che improvvisamente diventano parole “cult” che tutti ripetono roboticamente e infilano in ogni discorso.515w6z0QuvL._SL500_AA280_ La parola di moda oggi, dopo il buon risultato elettorale della Lega e la tracotanza dei suoi ras che si parlano addosso ogni giorno, è “territorio”. Rappresentare il “territorio”, legarsi al “territorio”, esprimere il “territorio”, radicarsi nel “territorio”, vivere il “territorio”, organizzarsi sul “territorio”, rapportarsi al “territorio”, naturalmente il nostro “territorio”, tutti corrono verso il “territorio”, guai a chi ce lo tocca. Ma non è proprio il “territorio” quello che gli animali marcano con la pipì? Non è questa nuova fissazione animalistica con il “territorio” l’espressione più torva di un ritorno al peggior stato di natura, quello dal quale cerchiamo di uscire da alcuni millenni, visto che – pare – fatti non fummo a vivere come bestie?

domenica 18 aprile 2010

Emergency : Acque Nere, Sangue Rosso

Quante belle occasioni perdute per stare zitti e per evitarsi figure da caciottari in questi ultimi giorni, da parte di ministri e policanti che odiano Strada e la sua Emergencyimages buttando insinuazionisul lavoro negli ospedali aperti nei peggiori posti del mondo. Chiedere scusa adesso, no vero? Ma il record assoluto di pernacchie spetta a quel Luttwak che in America nessuno, e da tempo, prende più sul serio ma ancora le tv nostre spacciano come grande esperto soltanto perchè evita il fastidio dell’interprete e parla discretamente l’italiano. Le organizzazioni umanitarie finiscono per attizzare quelle guerre che dicono di voler evitare e per causare quei feriti che poi vanno a raccogliere, ha cercato di dire, con una sensazionale faccia di bronzo. Invece quelle organizzazioni di mercenari come la criminale Blackwater, che rastrellano miliardi andando a fare il lavoro sporco e oscuro, a compiere massacri ed esecuzioni che gli eserciti rifiutano di fare, per un paga dieci volte superiore al soldo militare, sono damine della San Vincenzo e crocerossine, vero?

sabato 17 aprile 2010

Piu` lenticchie per tutti . . . .

Deve essere piacevole ed eccitante essere un “finiano” in questi giorni di comica finale o iniziale, vedremo, attorno al Pdl che sta trasformandosi nello stalliere di Bossi. LenticchieAnche il più brocco fra di loro deve sentirsi importante come un Ronaldinho o un Kakà durante il mercato calcistico e il tira-e-molla sui parametri e le paghette. Fossi in loro, mi assumerei un procuratore per strappare l’ingaggio più alto possibile. O spuntano adesso il prezzo più alto, o se si vendono per qualsiasi sottosegratariato al turismo o per uno strapuntino in qualche futura banca della Lega, poi rimpiombano nell’ombra e nell’inutilità. Fattè pagà, come dicheno a Roma.

venerdì 16 aprile 2010

Bossi and Clyde . . . .

Ha ragione Michele Serra quando trova qualcosa di inconsciamente e innocentemente cinematografico, da western o da film di gangster, nella formula usata dal leader della Lega Nord per dire che “ci prenderemo le banche”.bonnie_clyde_465x402 Le banche si prendono perchè, come avrebbe detto un celeberrimo rapinatore americano, Willie Sutton, “i soldi sono lì”. Si obbietta che tutti i partiti, quando in Italia ne hanno avuto la forza, hanno controllato, o cercato di controllare, le banche, in base appunto alla “legge di Sutton”. E’ vero, ma quello che colpisce in questa prepotenza, come nella distribuzione di “cadreghe” pagate coi soldi pubblici a parenti e amici e figli dopo tante vane chiacchiere sulla “meritocrazia”, è notare come questo partito innovatore e diverso si comporti esattamente come i vecchi e peggiori partiti. Speriamo almeno che la Lega, quando avrà affondato bene le mani nel sacco e avrà sistemati tutti i parenti e gli amici, trovi qualche spicciolo anche per pagare la merenda ai bambini degli asili nei comuni leghisti.


giovedì 15 aprile 2010

Meno Tasche per tutti

Uh, oh. Quelli che non vanno a votare perchè “tanto non cambia niente” e “sono tutti uguali” o quelli che votano a destra per pagare in futuro, non subito, pocketsmagari domani, calma ragazzi, alla fine della legislatura, meno tasse, come dal 1994 promettono Bossi e Berlusconi, essendosi limititati a togliere l’Ici alla minoranza di redditi alti che ancora la pagava, faranno bene a NON LEGGERE QUESTA NOTIZIA. Potrebbe dare qualche riflusso gastrico acido. Addendum: nel caso fosse sfuggita ANCHE QUESTA NOTIZIA può interessare, a proposito del “domani si fa credito” e “abbasseremo le tasse”.

La volpe nel pollaio

Molti dei pochi italiani che ancora vanno a votare scelgonoCalderoli.jpeg1 in buona fede Lega Nord credendo di difendersi dai barbari invasori e non si rendono neppure conto di votare per i barbari che già hanno in casa.

martedì 13 aprile 2010

il rompiballe





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Quanto piacerebbe ai nostri guerrieri da talk show, tutti azzimati nelle loro auto blu, grisaglie e cravatte ben annodate, levarsi per sempre dai piedi quel rompiballe di Gino Stradacon i suoi ospedali dove si curano tutti quelli che si presentano, nella folle, demenziale, grottesca, ignobile convinzione che un ospedale serva più di un missile tirato sulla testa per conquistare il cuore e la mente della popolazione. Soprattutto che il governo “democratico” del Paese nel quale si ricuciono pance e teste non sembra più mica tanto democratico e legittimo neppure alla nazione che fino a ieri l’ha puntellato e che lo aveva di fatto insediato.

lunedì 12 aprile 2010

Equita`, sportivita`, prosperita`...ovvero il calcio come parabola e l'economia

Tranquilli, non intendo parlare di calcio, di Roma e Inter, di moggiopoli, gallianopoli o morattopoli o di 4-4-2, ma usare il calcio come apologo (parabola, direbbe Lui, non nel senso dell’antenna). Per la prima volta da anni, ci sono tre squadre in quattro punti a cinque giornate dalla fine, lo sappiamo. L’effetto è ovvio. L’Olimpico di Roma era stracolmo per una partita contro l’umile Atalanta che in altri tempi avrebbe avuto interesse soltanto per le anime morte del tifo a ogni costo. Se questa incertezza dovesse durare fino alla fine, vedremo stadi pieni per incontri altrimenti irrilevanti di fine stagione, come negli anni scorsi, e sicuramente stanno aumentando e aumenteranno gli utenti delle “pay per marchetta” televisive. Morale: basta un poco di equilibrio e un nuovo senso di incertezza sui risultati per stuzzicare l’interesse e aumentare la redditività complessiva del prodotto calcio, che era alla canna del gas, giocato in stadi deserti. Pensate a che accadrebbe se ci fossero oggi cinque o sei squadre compresse in pochi punti e con la possibilità di vincere il triangolino “cache sex” tricolore. L’equità, e la migliore distribuzione della torta fra i partecipanti al gioco, sia esso uno stupidissimo biliardo con i piedi, o sia esso il gioco della vita nazionale, è meglio per tutti, per i grossi e per i meno grossi, per i “grandi” come per i “piccoli”, che beneficiano dell’interesse indiretto. Permettere invece, come ha fatto lo stolto e corrotto mondo del pallone, che la ricchezza fluisca sempre e soltanto verso l’alto, o, come stanno facendo le cosiddette società liberali, dove il fossato fra chi ha e chi non ha si allarga ogni giorno nella illusione che il “mercato” si autoregoli – cosa che non accade mai, se non nelle teorie o dopo colossali trasfusioni di soldi pubblici, dunque dei contributi versati da chi meno ha – sarebbe più utile e profittevole per tutti. L’equità sociale, con governi che intervengano a limitare l’effetto giungla, dove a chi più ha più sarà dato e a chi meno ha più sarà tolto come sta accadendo in Italia, non è soltanto questione di giustizia, ma di utilità e di interesse, i soli veri motivatori efficaci dei comportamenti umani. La teoria reaganiana della ricchezza che sgocciola naturalmente dall’alto verso il basso quando deborda dalla tazza, non funziona. Chi ha, se li tiene. Chi non ha, non può permettersi di giocare quella partita del consumo che è ciò che rende ricchi i ricchi. Come ben sapeva Henry Ford, un’economia industriale di massa non funziona se l’operaio che fabbrica un’auto non guadagna abbastanza per comperarsela. E’ la sensazione che tutti possano concorrere alla vittoria che sorregge il mito del calcio e della democrazia.


giovedì 8 aprile 2010

Presidente sopra la collina, ovvero...bisognava votare prima, protestare adesso non serve

Attesa e scontata agitazione dei soliti noti che rimproverano al presidente Napolitano di firmare le leggi che a loro non piacciono (e pure a me, come questa monnezza dell’impedimento, la prima di una lunga discarica tossica che ci attende sotto il nome di “riforme” fanno orrore, vivendo negli Stati Uniti dove puntualmente la Corte Suprema ricorda al presidente che nessuno gode di nessuna immunità, neppure temporanea). Forse potrebbe essere utile ricordare che questo Parlamento che vomita simili sconcezze è stato eletto, e in Italia la sovranità, anche quando si tratta di un semplice consesso di eunuchi a disposizione del califfo che agitano i flabelli quando lui suda), è sovrano. Il presidente non è un arbitro che possa annullare i gol o espellere i giocatori più ripugnanti e forse prima di accusarlo di non difendere la Costituzione si potrebbe provare a leggerla e a vedere quali sono le sua prerogative. Provate a prendervela con coloro che non hanno dato forza all’opposizione, preferendo sparpagliarsi come le farfalle tra un fiore e l’altro, se proprio volete arrabbiarvi e a ricordare che Napolitano rappresenta anche quella maggioranza di italiani che hanno votato Bossi, il figlio asino ripetente ed eletto, Berlusconi, Cota (vero Grillo?) e, con licenza parlando, Cicchitto. Comunque, un po’ di pazienza. Ancora qualche anno è presidente sarà SB, con tutti quei bei poteri che Napolitano non ha, così saranno contenti quelli che immaginano il Quirinale oggi come il Palazzo Reale.

martedì 6 aprile 2010

Biglietto lasciato prima di non andare via

Se non dovessi tornare
sappiate che non sono mai partito
il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai

Giorgio Caproni

giovedì 1 aprile 2010

Sedurre: condurre altrove. Il viaggio come seduzione

"Nessun apprendimento evita il viaggio. Sotto la direzione di una guida l'educazione spinge all'esterno. Parti: esci. esci dal ventre della madre, dalla culla, dall'ombra che scende dalla casa del padre e dai paesaggi giovanili. Al vento, alla pioggia: fuori mancano i ripari. Le tue idee iniziali ripetono solo parole antiche. Giovane: vecchio pappagallo. Il viaggio dei fanciulli, ecco il senso essenziale della parola greca pedagogia. Apprendere dà inizio all'erranza. Esplodere in brandelli per avviarsi su un cammino dall'esito incerto richiede un eroismo di cui soprattutto l'infanzia è capace: una infanzia che, per lo più, bisogna sedurre per poter insegnare. Sedurre: condurre altrove. Sviare dalla direzione chiamata naturale. Per l''altrove. Queste sono le tre prime estraneità, le tre variazioni dell'alterità, tre primi modi di esporsi. Perché non c'è apprendimento senza esposizione, spesso pericolosa all'altro. Non saprò mai più chi sono, dove sono, donde vengo, dove vado, per dove passare. Mi espongo all'altro, all'estraneità." Michel Serres, Il mantello di arlecchino

venerdì 26 marzo 2010

Predicare ai convertiti , lo spettacolo vero e` nel week end. ANDATE A VOTARE

RAI-ANNO ZERO
Tra gli entusiasmi e gli applausi per il successo del grandioso show offerto dal “Michele Santoro’s Flying Circus” (attendiamo le cifre della Questura sugli ascolti e i contatti…) che è stato assai bello e vivo e ha avuto grande successo trasportando anche in Rete celebrità della TV che in TV prontamente torneranno appena si riapriranno le porte per loro con tanti cari saluti alla banda (micatantolarga in Italia), come dimostra la collera di Bruno Vespa bruciante di invidia e di rancore contro Mike Holygold, soltanto un dubbio. Quanti elettori del Partito dell’Amore e della Lega vi hanno assistito e quanti di loro avranno deciso, dopo avere visto Cornacchione e Travaglio, Luttazzi e Lerner di non votare più per il Cavaliere, i suoi cavalli, le sue cavalline o per gli ausiliari sempre più prepotenti della Lega, Cota o Zaia? Uno? Due? Dieci? Nessuno? L’impressione, guardando lo show, era quella di sempre, quella che si stesse predicando ai convertiti, come il prete che nella omelia domenicale dice ai fedeli che devono andare a Messa. Padre mio, ma se già siamo qui tra i banchi, che ce lo dice a fare? Non avete avuto anche voi la sensazione che in fondo, quali che siano il mezzo e il messaggio, si stia rimescolando sempre la stessa minestra dentro la stessa pentola e spartendo sempre la stessa torna in fettine di diversa dimensione? L’audience, il rating, lo share, l’Internet sono tutte cose belle e istruttive, ma il solo show che conta è quello che andrà in scena questo week end.



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Il sacco vuoto di Babbo Natale - andate a votare, andate a votare

Santa Claus

Mancano meno di 48 ore alle elezioni che potrebbero portare la Lega a controllare tutto il Nord, grazie alla sconfitta di “Attila” Bresso in Piemonte come l’hanno definita quei mattacchioni con cinque stelle come i generalissimi americani nella Seconda Guerra (ore pure loro si sono un po’ vergognati e le limitano a quattro massimo) e ancora non abbiamo avuto qualche sensazionale promessa da parte di Papi Natale, per esempio un paio di scarpe nuove a tutti, un etto e mezzo di caffè macinato a famiglia, un panettone a Pasqua, un materasso a molle matrimoniale senza rate fino al 2011, un ponte sull’Atlantico, una presenza di Sgarbi a tutti i programmi televisivi di tutti i canali a tutte le ore? A parte curare il cancro entro il 2013, una piccolezza che anche un bambino potrebbe promettere, nessuna offerta speciale dal gestore del Supermarket dell’Amore, ’sto tirchio. Ha il sacco vuoto? Ma c’è ancora tempo, non disperate, voi che ci credete.


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La Nuova Normalita`- andate a votare, andate a votare

rascel

Ma vi sembra normale che un programma di normale critica al governo in carica debba ricorrere a mezzi straordinari per essere diffuso? Che un giornalista che ha sempre avuto il pudore di invitare nei suoi studi anche i portatori d’acqua e gli avvocati del governo, magari fazioso e rumoroso come lo sono coloro che da mesi sparano liberamente cannonate incendiarie contro la presidenza Obama da reti televisive e radiofoniche americane (quelle che Bruno Vespa non conosce quando sostiene che nel mondo non si vedono trasmissioni come Annozero), sia oggetto di cortei e insulti grondanti di odio e di violenza verbale organizzati dal partito di governo nei quali si chiede la sua testa? Ma vi pare normale che a pochi giorni dalle elezioni politiche, ripeto, politiche, cruciali, il capo di uno dei partiti parli e straparli da reti televisive pagate anche con i soldi di quel 50% della popolazione che non lo vuole, impippandosene di ogni regola e norma imposte invece agli avversari dagli eunuchi da lui piazziati a difesa del proprio harem? Ma vi pare normale quest’aria da Radio Londra e da trasmissioni clandestine alle quali devono ricorrrere coloro che abbiano critiche da fare al governo e al suo padrone alla vigilia di elezioni, cioè del momento più alto della espressione democratica? Se vi sembra normale, significa che l’anormalità ha vinto e i matti (mi perdoni il dottor Basaglia) hanno ormai preso in mano la gestione del manicomio.


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domenica 21 marzo 2010

Il Buon Pastore. Andate a votare, andate a votare

Il Buon Pastore 01
Lo spettacolino del giuramento di fedeltà nelle mani di Berlusconi, recitato in coro dalle 13 pecore aspiranti governatori come i fedeli leggono il Credo durante la Messa (quello che pochi sanno bene a memoria, borbottano e devono leggere dal messalino) è stata una delle esibizioni più umlianti per un popolo che abbia mai visto nella mia lunga vita di giornalista, Urss, Cina, Cuba, Iraq compresi. E’ Fascismo da avanspettacolo, Piazza Rossa da operetta, Vangelo da Studio Televisivo e persino il Minzculpop l’ha fatta corta, perchè si può essere servi senza essere sciocchi e qualcuno deve aver capito quanto fosse ridicolmente grottesca quella pala d’altare. Riguardatevi quella scenetta del giuramento dei Predellisti e delle Predelliste in coro ovino dietro al loro amoroso pastorello, quando andrà sui siti e su youtube, scaricatela, archiviatela, registratela su Dvd incancellabili, nascondendetela, perchè i vostri figli piccolini e i nipoti, in futuro, non crederanno che l’Italia potesse essere arrivata, anzi, tornata – liberamente e volontariamente – a questo punto di obbrobrio decerebrato.


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venerdì 5 marzo 2010

Quer pasticciaccio brutto

Neppure la notizia del (previstissimo e inevitabile) pateracchione sfornato dagli azzeccagarburgli al servizio del Pdl, ma a spese nostre, con l’ennesima leggina porcellina, è riuscita a rovinarmi la giornata di ieri. Anzi, la autoriammissione delle formighine e dei polveroni alle regionali è una ottima notizia, perchè ancora una volta mette i cittadini italiani di fronte alle loro responsabilità civiche individuali. Se non vi piacciono Berlusconi, i suoi compari e le sue commari, votate per un partito, per una lista o per una coalizione che possano sconfiggerli, senza sperare che qualche magistrato specialmente zelante o qualche galoppino del Pdl particolarmente fesso o disonesto vi tolga le schede dal fuoco. Nessuno può o deve scegliere per noi e la democrazia elettorale non è una gara olimpica alla quale basta partecipare. Si gioca per vincere e non ci sono medaglie d’argento, buoni piazzamenti o vittorie morali, perchè il secondo arrivato è soltanto il primo degli sconfitti. Tutto qui. Aii capponi dell’antiberlusconismo intenti a beccarsi fra di loro ancora sfugge che in Italia non esiste più il sistema proporzionale da tempo e prendere il 6% dei voti equivale a prenderne lo 0%, così come astenersi o scrivere baggianate sulla scheda equivale a un voto per la maggioranza vincente. Se neppure la dimostrazione di straziante inettitudine offerta dalle falangi romane del Pdl e dai suoi smarriti federali e podestà serviranno a farlo perdere, non prendetevela con Giorgio Napolitano o con lo Chef Pasticciere Ghedini, ma con voi stessi.



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La legge degli altri

GENOVA PEGLI LEGA NORD
In questa triste comica di formighini e di polveroni e di dolorose quanto inutili scalate del Calvario Quirinale da parte del questuante di Arcore per chiedere l’indulgenza del bolshevico Napolitano (tranquilli picciotelli, potrete votare o non votare per tutti e due a fine mese, perchè l’inghippo sarà comunque trovato, that’s Italia), la figura più miserabile la sta facendo la Lega, anche se i crociati della busecca si tengono piuttosto schischi, perchè capiscono la gelatina nella quale sono stati messi dai loro fedeli alleati. Con quale faccia di tolla infatti si può sventolare davanti al gregge la formula della “certezza della pena” se non si riconosce prima “la certezza della legge”, dei timbrini e delle scartoffie, dura lex sed lex? Certezza della pena senza certezza della legge è una battuta, non un programma. Per questi crociati di cartapesta, la legge deve essere implacabile e minuziosamente applicata soltanto se riguarda gli altri.


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giovedì 4 marzo 2010

Le palle del governatore

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Nelle prossime ore, il governatore (qui sono e si chiamano davvero così, non come i presidenti delle Regioni in Italia che si fregiano di questo titolo abusivamente) dello stato di New York, David Paterson, sarà probabilmente costretto alle dimissioni e all’abbandono della politica per uno scandalo spaventoso investigato dalla Commissione per la Pubblica Integrità, yes, in questo Paese di matti chiamato US of America esiste anche questa assurda pretesa della “pubblica integrità”, gesummaria. La tremenda colpa, a parte quella di essere uno scadente governatore, che ha scatenato la frana politica è di essersi fatto regalare da amici aumm’ aumm’ due preziosi biglietti per assistere alle finali del campionato di baseball, la World Series, alle quali partecipavano i suoi amati New York Yankees, e poi di avere impapocchiato una bugia sotto giuramento sostenendo di averli pagati. Una abitudine che il sindaco di NY, lo “sceriffo” Rudi Giuliani anche lui gran tifoso, praticava con entusiasmo e impunemente. Il prezzo dei biglietti, 980 dollari in totale, 700 Euro circa, superava il limite massimo del valore che un governatore (o presidente) può accettare come regalo. In Italia, se li sarebbe semplicemente comperati, non i biglietti, intendo proprio gli Yankees. Poi date un’occhiata alle tribune a scrocco, dette anche tribune Vip, degli stadi italiani ogni domenica rigurgitanti di politicanti, ministri ed eccellenze, e fatemi sapere se ho torto nel sostenere che mi sembra a volte di vivere non in un’altra nazione, ma in un altro pianeta.



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allarmi siam paninari

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“A elezioni passate dovrò occuparmi del partito” annuncia ai suoi fedeli riuniti a cenacolo a Palazzo D’Addario Silvio Berlusconi stizzito per la figura da peracottari fatta scivolando dal Predellino al Panino, che ora toccherà a lui sistemare scendendo sulla piazza televisiva per rimettere ordine nel gregge delle pecorelle smarrite, altro che le mutande della par condicio, vedrete se mi sbaglio. Questa di “occuparsi del partito” che non lo soddisfaceva mai perchè guidato da incompetenti, cospiratori, lazzaroni, birbantelli o semplicemente coglioni, espressione molto cara al duce, era una delle costanti preoccupazioni di Benito Mussolini, come sappiamo dai diari dei gerarchi e dai ricordi dei sopravvissuti. In vent’anni, tra il 1921 e il 1943, il romagnolo del fare provò e cambiò sedici persone diverse alla guida del partito, da Luigi Bianchi a Carlo Scorza passando pure per un paio di direzioni collegiali, in media uno ogni 16 mesi, senza mai riuscire a risolvere il vero problema. Che era lui, non il partito.


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mercoledì 3 marzo 2010

Ridolini e Polverini

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Non si illudano gli elettori dei vari “Partitini dell’Odio” sulle prossime regionali, che saranno comunque salutate come un trionfo del “Partito dell’Amore” dalla banda del tirassa (antica espressione milanese per formazioni orchestrali di piazza un po’ sgangherate e stonate) perchè partendo da appena due regioni controllate ora, e vista la tragica gestione Bassolino in Campania e la prepotenza demagogica della Lega in Valle Padana, il numero aumenterà di certo e il “Partito dell’Amore” prenderà la maggioranza delle regioni. Ma per chi non si è venduto il cervello all’ammasso del Minzculpop, questo avanspettacolo offerto in Lazio e Lombardia con la guerra del Panino della Libertà fra correnti e fratelli coltelli del predellino e la “cassoela” cucinata dal Furmiga a Milano, è una comica deliziosa. Ricordare sempre che questi non sono movimentisti da centri sociali o studenti in libera uscita alla loro prima esperienza con faldoni, papelli, scadenze e tribunali, sono le punte di quel partito che vuole riportare efficenza, serietà e modernità nel Paese. Ora provate a pensare se questo casino l’avessero fatto i soliti “terroni” in Calabria o in Sicilia, quali bordate razziste sarebbero uscite dalle boccucce dei Calderoli, Cota, Borghezio, Castelli e poi ridete. Amaro. Più che mai, davanti a queste gag da film muto ripeto: andate a votare, andate a votare, andate a votare.


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E Toro Seduto in panchina

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Nella nazionale italiana di calcio Under (più o meno) 21 che ha giocato mercoledì contro l’Ungheria, c’erano ben tre giocatori di sangue africano, Balotelli (che dovrebbe giocare per Lippi, se il Commissario Biancaneve non preferisse i Combattenti e Reduci della Guerra di Crimea), Okaka e Ogbonna, provenienti da tre squadre e regioni diverse, Lombardia, Piemonte, Lazio. La temuta società multietnica che tiene svegli i Bricolo, i Cota, i Borghezio con lo spray disinfettante e i crociati della busecca, è già arrivata, è qui, tra noi, ci piaccia o no, senza neppure ricordare il fatto che multietnici, multiculturali, multitutto gli abitanti dello Stivale sono da alcuni millenni, per amore o per forza, da quando gli Etruschi, di origine turca, portarono la prima civilizzazione dal mare, mentre i Celti sognati dai busini della Brianza cominciavano a stento a imparare come mettersi le dita nel naso. Come accadde negli Stati Uniti dell’apartheid e del “separati, ma uguali” oggi caro ai sindaci della Vandea Veneta e Lombarda, sono le forze armate e lo sport ad aprire quelle chiuse che gli speculatori del razzismo, gli uomini “superiori”, gli sfruttatori di braccia e i venditori di paure tentano invano di tenere bloccate. Fu tra il 1947 e il 1948 che il baseball ruppe la grande muraglia bianca eretta fino ad allora attorno al “passatempo nazionale” e che la US Army decretò per ordine di Truman la desegregazione dopo che la guerra, e il sangue sparso sugli stessi campi di battaglia da bianchi e neri formalmente separati in unità diverse ma morti insieme, ne avevano mostrato tutta la insensatezza. Non sono coincidenze. Le guerre, e la loro incruenta metafora sportiva, hanno qualcosa in comune: dimostrano sul campo, sotto il fuoco e nella lotta con l’avversario/nemico, che non è la pelle dell’uomo, ma l’uomo dentro la pelle, quello che conta. Esattamente il contrario dei politicanti che vivono di immagine fuori e di vuoto dentro.


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martedì 2 marzo 2010

Che mele, che mele, son dolci come il miele

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Ma guarda te chi rispunta dal cesto della frutta avariata della politica italiana, questa volta nel negozietto della Alleanza di Centro alle regionali pugliesi, per difendere, dice il suo programma, i “valori del cattolicesimo liberale europeo”. Mentre il suo leader nazionale, l’ex velinaro Rai Francesco Pionati, ci informa severamente che: “L’ADC vuole proporre una classe politica al di sopra di ogni sospetto” e, “ha seguito e seguirà alla lettera il codice etico, che da altri invece non è stato rispettato” E poi viene denunciato Santoro perchè ospita Morgan il depravato diseducativo rovinagiovani ad Annozero. Only in Italy, ragazzi miei, soltanto in Italia. Coca e puttane? No problem, yes party. Potrebbe adottare questo pezzo come proprio “jingle” elettorale. Perfetto.


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Per fortuna che Pippo c’è

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L’ultima speranza di salvare il Furmiga dalla comica inettitudine dei suoi tirapiedi che non sanno contare le firme - non che lui sia fortissimo in aritmetica visto che si presenta per la terza volta in Lombardia, come la legge vieterebbe dopo due presidenze consecutive – viene dalla Lega Nord, che pare abbia trovato l’inghippo per aggirare le norme, nello stile di quei furbacchioni romani e meridionali che i leghisti sostengono di detestare. E’ sempre più evidente, e lo sarà anche di più alla fine del mese, che la Lega è la serva padrona di questa maggioranza di farfuglioni, lazzaroni e buoni a nulla, che hanno la pretesa di governare una nazione mentre sono incapaci anche delle più modeste adempienze formali da fattorino in periodo di prova, fortunatamente smascherati non dalla magistratura, ma dai “Goofy”, dai Pippo dei loro cartoni animati. Tutta l’Italia, che resterà nominalmente governata dal partito che non c’è mai stato, che non c’è più e non ci sarà mai se non come specchietto per le allodole, il Pdl, dovrà dunque pagare il conto ai leghisti, sempre meno truppe coloniali di Berlusconi e sempre più padroni veri dei finti padroni.


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Totò, Peppino e la Malalista

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Prometto di tornare presto ad argomenti seri e degni del difficile momento della civiltà occidentale, con le radici giudaico cristiane corrose dal torvo islamico negatore che mangia i bambini e dall’astuto cinese che ci sta mangiando gli involtini plimavela in testa. Ma questa storia della lista del Pdl in pericolo a Roma perchè il suo rappresentante chiamato, oh meraviglia, Milioni “era andato a mangiare” e rischia di mandare in Polverini la lista accusando quei noti picchiatori Pannelliani di aver menato i Padellini sembra l’ episodio di una farsaccia, Totò, Peppino e la Malalista ed è di una comicità irresistibile. C’è addirittura la lettera finale al “comunista” Napolitano, pundo, due pundi e mettine pure tre per abbondare, perchè salvi le castagne dei peracottari berlusconiani a Roma, mentre il ras della Lombardia, el sciur Furmiga, scopre che gli mancano 500 firme per candidarsi. Ma chi gliele aveva contate, il Milioni? Nessun comico si sarebbe inventato uno sketch del genere. Chi ha bisogno della satira.


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