lunedì 7 dicembre 2020

Sviluppo e progresso. Pasolini degli Scritti corsari.




 « Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi : anzi sono le parole chiave dei nostri discorsi. Queste due parole sono “sviluppo” e “progresso”. Sono due sinonimi? O, se non sono due sinonimi, indicano due momenti diversi di uno stesso fenomeno? Oppure indicano due fenomeni diversi che pero’ si integrano necessariamente fra di loro? Oppure, ancora, indicano due fenomeni solo parzialmente analoghi e sincronici? Infine; indicano due fenomeni “opposti” fra di loro, che solo apparentemente coincidono e si integrano? Bisogna assolutamente chiarire il senso di queste due parole e il loro rapporto, se vogliamo capirci in una discussione che riguarda molto da vicino la nostra vita anche quotidiana e fisica.

Vediamo: la parola “sviluppo” ha oggi una rete di riferimenti che riguardano un contesto indubbiamente di “destra”. Chi vuole infatti lo “sviluppo”? Cioè chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma in concreto e per ragioni di immediato interesse economico? E’ evidente: a volere lo “sviluppo” in tal senso è chi produce; sono cioè gli industriali. E, poiché lo “sviluppo”, in Italia, è questo sviluppo, sono per l’esattezza, nella fattispecie, gli industriali che producono beni superflui.

La tecnologia (l’applicazione della scienza) ha creato la possibilità di una industrializzazione praticamente illimitata, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali. I consumatori di beni superflui sono da parte loro irrazionalmente ed inconsapevolmente d’accordo nel volere lo “sviluppo” (questo “sviluppo”). Per essi significa promozione sociale e liberazione, con conseguente abbiura dei valori culturali che avevano loro fornito i modelli di “poveri”, di “lavoratori”, di “risparmiatori”, di “soldati”, di “credenti”.

La “massa” è dunque per lo “sviluppo”: ma vive questa sua ideologia soltanto esistenzialmente, ed esistenzialmente è portatrice dei nuovi valori del consumo. Ciò non toglie che la sua scelta sia decisiva, trionfalistica e accanita.

Chi vuole, invece, il “progresso”? Lo vogliono coloro che hanno interessi immediatamente da soddisfare, appunto attraverso il “progresso”: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra. Lo vuole chi lavora e dunque è sfruttato.

Quando dico “lo vuole” lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche “produttore” che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: ma il suo caso non fa testo). Il “progresso” è dunque una nozione ideale (sociale e politica): la dove lo “sviluppo” è un fatto pragmatico ed economico. Ora è questa dissociazione che richiede una “sincronia” tra “sviluppo” e “progresso”, visto che non è concepibile (a quanto pare) un vero progresso se non si creano le premesse economiche necessarie ad attuarlo.

Qual è stata la parola d’ordine di Lenin appena vinta la rivoluzione? E’ stata una parola d’ordine invitante all’immediato e grandioso “sviluppo” di un paese sottosviluppato. Soviet e industria elettrica… Vinta la grande lotta di classe per il “progresso” adesso bisogna vincere una lotta, forse più grigia ma certo non meno grandiosa per lo “sviluppo”. Vorrei aggiungere però – non senza esitazione – che questa non è una condizione obbligatoria per applicare il marxismo rivoluzionario e attuare una società comunista. L’industria e l’industrializzazione totale non l’hanno inventata né Marx né Lenin: l’ha inventata la borghesia. Industrializzare un paese comunista contadino significa entrare in competitività coi paesi borghesi già industrializzati. E’ cio che, nella fattispecie, ha fatto Stalin. E del resto non aveva altra scelta.

Dunque la Destra vuole lo “sviluppo” (per la semplice ragione che lo fa); la Sinistra vuole il “progresso”. Ma nel caso la sinistra vinca la lotta per il potere, ecco che anch’essa vuole – per poter realmente progredire socialmente e politicamente – lo “sviluppo”. Uno “sviluppo”, però, la cui figura si è ormai formata e fissata nel contesto dell’industrializzazione borghese. Tuttavia, qui in Italia, il caso è storicamente diverso. Non è stata vinta nessuna rivoluzione.

Qui la sinistra che vuole il “progresso”, nel caso che accetti lo “sviluppo”, deve accettare proprio questo “sviluppo”: lo sviluppo dell’espansione economica e tecnologica borghese. E’ questa una contraddizione? E’ una scelta che pone un caso di coscienza? Probabilmente si’. Ma si tratta come minimo di un problema da porsi chiaramente: cioè senza confondere mai, neanche per un solo istante, l’idea di “progreso” con la realtà di questo “sviluppo”.

Per quel che riguarda la base delle Sinistre (diciamo pure la base elettorale, per parlare nell’ordine dei milioni di cittadini), la situazione è questa: un lavoratore vive nella coscienza l’ideologia marxista, e di conseguenza, tra gli altri suoi valori, vive nella coscienza l’idea di “progresso”; mentre, contemporaneamente, egli vive, nell’esistenza, l’ideologia consumistica, e di conseguenza, a fortiori, i valori dello sviluppo. Il lavoratore è dunque dissociato. Ma non è il solo ad esserlo.

Anche il potere borghese classico è in questo momento completamente dissociato: per noi italiani tale potere borghese classico (cioè praticamente fascista) è la Democrazia cristiana. A questo punto voglio però abbandonare la terminologia che io (artista!) uso un po’ a braccio e scendere ad un’esemplificazione vivace.

La dissociazione che spacca ormai in due il vecchio potere clerico-fascista puo’ essere rappresentata da due simboli opposti, e, appunto inconciliabili: “Jesus” (nella fattispecie il Gesù del Vaticano) da una parte, e i “blue-jeans Jesus” dall’altra. Due forme di potere l’una di fronte all’altra: di qua il grande stuolo dei preti, dei soldati, dei benpensanti e dei sicari; di là gli “industriali” produttori di beni superflui e le grandi masse del consumo, laiche e, magari idiotamente, irreligiose.

Tra l’Jesus del Vaticano e l’Jesus dei blue-jeans, c’è stata una lotta. Nel Vaticano – all’apparire di questo prodotto e dei suoi manifesti – si sono levati alti lamenti. Alti lamenti a cui per il solito seguiva l’azione della mano secolare che provvedeva a eliminare i nemici che la Chiesa magari non nominava limitandosi appunto ai lamenti. Ma stavolta ai lamenti non è seguito niente . La longa manus è rimasta inesplicabilmente inerte. L’Italia è tappezzata di manifesti rappresentanti sederi con la scritta “chi mi ama mi segua” e rivestiti per l’appunto dei blue-jeans Jesus. Il Gesù del Vaticano ha perso.

Ora il potere democristiano clerico-fascista si trova dilaniato tra questi due “Jesus”: la vecchia forma del potere e la nuova realtà del potere…« 


Pier Paolo Pasolini

venerdì 27 novembre 2020

Come Organizzare una Biblioteca Pubblica, un caro ricordo di Umberto Eco

 COME ORGANIZZARE UNA BIBLIOTECA PUBBLICA

1. I cataloghi devono essere divisi al massimo: deve essere posta molta cura nel dividere il catalogo dei libri da quello delle riviste, e questi da quello per soggetti, nonchè i libri di acquisizione recente dai libri di acquisizione più antica. Possibilmente l'ortografia, nei due cataloghi (acquisizioni recenti e antiche) deve essere diversa; per esempio nelle acquisizioni recenti retorica va con una t, in quella antica con due t; Čajkovskij nelle acquisizioni recenti col Č, mentre nelle acquisizioni antiche alla francese, col Tch.

2. I soggetti devono essere decisi dal bibliotecario. I libri non devono portare nel colophon un'indicazione circa i soggetti sotto cui debbono essere elencati.

3. Le sigle devono essere intrascrivibili, possibilmente molte, in modo che chiunque riempia la scheda non abbia mai posto per mettere l'ultima denominazione e la ritenga irrilevante, così che poi l'inserviente gli possa restituire la scheda perchè sia ricompilata.

4. Il tempo tra richiesta e consegna deve essere molto lungo.

5. Non bisogna dare più di un libro alla volta.

6. I libri consegnati dall'inserviente perchè richiesti su scheda non possono essere portati in sala consultazione, cioè bisogna dividere la propria vita in due aspetti fondamentali, uno per la lettura e l'altro per la consultazione. La biblioteca deve scoraggiare la lettura incrociata di più libri perchè provoca strabismo.

7. Deve esserci possibilmente assenza totale di macchine fotocopiatrici; comunque, se ne esiste una, l'accesso deve essere molto lungo e faticoso, la spesa superiore a quella della cartolibreria, i limiti di copiatura ridotti a non più di due o tre pagine.

8. Il bibliotecario deve considerare il lettore un nemico, un perdigiono (altrimenti sarebbe a lavorare), un ladro potenziale.

9. L'ufficio consulenza deve essere irragiungibile.

10. Il prestito dev'essere scoraggiato.

11. Il prestito interbiblioteca deve essere impossibile, in ogni caso deve prendere mesi. Meglio comunque garantire l'impossibilità di conoscere cosa ci sia nelle altre biblioteche.

12. In conseguenza di questo i furti devono essere facilissimi.

13. Gli orari devono assolutamente coincidere con quelli di lavoro, discussi preventivamente coi sindacati: chiusura assoluta di sabato, di domenica, la sera e alle ore dei pasti. Il maggior nemico della biblioteca è lo studente lavoratore; il miglior amico è Don Ferrante, qualcuno che ha una biblioteca in proprio, che quindi non ha bisogno di venire in biblioteca e quando muore la lascia in eredità.

14. Non deve essere possibile rifocillarsi all'interno della biblioteca, in nessun modo, e in ogni caso non dev'essere possibile neanche rifocillarsi all'esterno della biblioteca senza prima aver depositato tutti i libri che si avevano in consegna, in modo da doverli poi richiedere dopo che si è preso il caffè.

15. Non deve essere possibile ritrovare il proprio libro il giorno dopo.

16. Non deve essere possibile sapere chi ha in prestito il libro che manca.

17. Possibilmente niente latrine.

18. Idealmente l'utente non dovrebbe poter entrare in biblioteca; ammesso che ci entri, usufruendo in modo puntiglioso e antipatico di un diritto che gli è stato concesso in base ai principi dell'Ottantanove, ma che però non è stato ancora assimilato dalla sensibilità collettiva, in ogni caso non deve, e non dovrà mai, tranne i rapidi attraversamenti della sala di consultazione, aver accesso ai penetrali degli scaffali.

NOTA RISERVATA. Tutto il personale deve essere affetto da menomazioni fisiche perchè è compito di un ente pubblico offrire possibilità di lavoro ai cittadini portatori di handicap (è allo studio l'estensione di tale requisito anche al Corpo dei Vigili del Fuoco). Il bibliotecario ideale deve anzitutto zoppicare affinchè sia ritardato il tempo che trascorre tra il prelevamento della scheda di richiesta, la discesa nei sotterranei e il ritorno. Per il personale destinato a raggiungere su scala a pioli gli scaddali più alti di otto metri si richiede che il braccio mancante sia sostituito con protesi a uncino, per ragioni di sicurezza. Il personale totalmente privo di arti superiori consegnerà l'opera tenendola tra i denti (la disposizione tende a impedire la consegna di volumi superiori al formato in ottavo).

1981

Umberto Eco, Il Secondo diario minimo

Bompiani

giovedì 30 luglio 2020

Colonialismo non occidentale in Asia

Partendo da una recente disputa su di un sito UNESCO, parliamo delle esperienze coloniali di un paese non occidentale: il Giappone.


sabato 11 luglio 2020

Perché non mangiamo insetti?

Perché non mangiamo insetti? Perché gli insetti non sono mai entrati a fare parte dela dieta europea? Ne parliamo oggi con Renato Ferrari, antropologo del cibo.

giovedì 2 luglio 2020

Buono da morire. Antenati cinesi a tavola

Questa volta Fabio e Marco Lazzarotti esplorano le complesse relazioni fra cibo e religione nel contesto tradizionale Taiwanese, nello specifico fra cibo e Antenati: ospiti d'onore al desco familiare.

martedì 23 giugno 2020

Black Lives Matter in Asia

Come le proteste di Black Lives Matter sono arrivate e si sono adattate al contesto asiatico? Proponiamo qui gli esempi di Taiwan e Sud Corea.



giovedì 4 giugno 2020

Elezioni, idranti e medaglie: cose poco note sulla Francia durante la pandemia

Di elezioni e di scioperi, di proteste e medaglie, tutto quello che avreste voluto sapere sui nostri cugini d'oltralpe e che non avete sentito sui media italiani.




martedì 19 maggio 2020

Racconti dalla Siria "Mi hanno insegnato che la vita è più forte della m...

Questa settimana continuiamo il toccante racconto che Francesco Tortorella ha fatto a Fabio Gori e Marco Lazzarotti, Dr.. Aiutateci a condividere il video per aprire gli occhi dei nostri amici sulla crisi umanitaria che sta piegando il paese, ma non l'anima di queste persone.




sabato 9 maggio 2020

In Siria ai tempi del COVID-19 "Capisci ora cosa vuol dire fuggire dalla guerra e venire rifiutati?"




Oggi parliamo con Francesco Tortorella della Siria, dove si è recato in Siria tra la fine di Febbraio e gli inizi di Marzo 2020. Il viaggio è stato reso più difficile a causa delle recrudescenze belliche e dell'arrivo della pandemia (più sotto i link al suo diario di Febbraio). Francesco è andato in Siria in qualità responsabile dei progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo presso la ong AMU - Azione per un Mondo Unito. Per informazioni sui progetti di cooperazione dell'AMU in Siria: https://www.amu-it.eu/progetti-int/em... Appello per la revoca dell’embargo economico nei confronti della Siria: https://www.amu-it.eu/fermiamo-lembar... Diario di Francesco (Frebbraio) https://www.facebook.com/azionemondou... https://www.facebook.com/azionemondou... https://www.facebook.com/watch/?ref=s... https://www.facebook.com/azionemondou... https://www.facebook.com/azionemondou... https://www.facebook.com/watch/?ref=s... https://www.facebook.com/azionemondou... https://www.facebook.com/azionemondou...

giovedì 30 aprile 2020

Hong Kong, dove la gente ha imposto le mascherine al governo

Conversazione con Klaus (vedi sotto) che vive ad Hong Kong 01:10 L'arrivo del coronavirus "la gente è abituata a mettersi la mascherina appena ha un sintomo influenzale" 03:57 Critiche alla governatrice che diceva che indossare la mascherina non fosse necessario 07:50 Usi ed abitudini di Hong Kong che possono aver aiutato 13:17 Chiusure e supporto del governo all'economia: "nessuno qui ha mai pensato di chiudere tutto" 17:40 Approccio di Hong Kong al tracciamento ed alla quarantena degli infetti: luci ed ombre 22:00 Perché le cose ad Hong Kong vanno relativamente bene? 25:33 Proteste e coronavirus Klaus Colanero ha conseguito la laurea in Fisica presso l’Università degli Studi de L’Aquila, il dottorato in Fisica presso la Chinese University of Hong Kong e la laurea magistrale in Logica, Filosofia e Storia della Scienza presso l’Università degli Studi di Firenze. Insegna nell’ambito del Programma di Fondamenti Educativi della Chinese University of Hong Kong. Si occupa di educazione alla scienza e del rapporto tra conoscenza scientifica e valori umani. https://www.oge.cuhk.edu.hk/index.php... Se volete saperne di più sulla situazione ad Hong Kon (in inglese) https://www.scmp.com/business/compani... https://hongkongfp.com/2020/02/01/exp...


lunedì 20 aprile 2020

Mascherine: come gestirle? Gli esempi di Taiwan e Corea del Sud

Partendo da un articolo del Secolo d'Italia (riportato in fondo) sulla fattibilità della produzione di mascherine in Italia, Marco ci racconta di come vengono prodotte e distribuite in Taiwan e nella Corea del Sud: 01:00 Articolo del Secolo d'Italia 02:35 La gestione taiwanese delle mascherine: l'accordo tra aziende e governo 09:13 La gestione sud-coreana delle mascherine 11:23 Perché così tante discussioni sull'utilità della mascherina in Europa? Le difficoltà del dibattito scientifico sul tema 15:04 Siamo una società scientifica? Punti di vista di scienziati ed umanisti sul tema 17:20 Rituali "diversamente razionali" dei broker taiwanesi






venerdì 10 aprile 2020

Ci vuole la dittatura per sconfiggere il #Covid-19?


Un'altra chiacchierata con Fabio Gori. Questa volta parliamo di democrazia e dittatura e quanto queste forme di potere influenzano gli approcci alle emergenze.
Davvero, come sostenuto da molti, la dittatura ha un approccio piu` pragmatico ed efficace?
I casi di Taiwan e Corea del Sud suggeriscono il contrario





giovedì 19 marzo 2020

Come fermare il Coronavirus senza bloccare tutto

È possibile arrestare la diffusione del COVID-19 senza chiudere tutto? A Taiwan ci stanno riuscendo. Ce ne parla Brian in collegamento da Taiwan [Registrazione effettuata Domenica 15 Marzo 2020]



giovedì 12 marzo 2020

"Buono da pensare, buono da mangiare" ovvero perché Zaia è un ignorante

Un'altra conversazione con Fabio che parte da alcune considerazioni di cronaca contemporanea e arriva a discutere di cibo e antropologia.



venerdì 6 marzo 2020

Cosa farà il Coronavirus in Africa? Esperienze dalla Sierra Leone: sanità, servizi, presenza cinese

Un racconto della situazione sanitaria della Sierra Leone, paese dove ho vissuto per tutto il 2012, con una parentesi su cosa successe durante l'epidemia di Ebola, sui contatti con la Cina, e sulle condizioni della Sierra Leone (case senza acqua corrente ed elettricità). L'audio migliora dopo i primi 5 minuti.






Errata Corrige: Makeni ha più di 112.000 abitanti e non 70000 come abbiamo detto nel video
https://en.wikipedia.org/wiki/Makeni

Questo e` l'articolo, pubblicato da The Lancet, sullo stato di preparazione e vulnerabilità al virus del continente africano accennato nel video.
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article

Per chi fosse interessato agli argomenti trattati nel video, consigliamo la lettura di questo articolo
https://vadoinafrica.com/africa-coronavirus/

Prima del coronavirus: "Ai tempi della pandemia non sapevo di vivere ai tempi della pandemia"

La mia  esperienza con una pandemia del passato: 
Quando vivevo a Taiwan nel 2003 e arrivò la SARS