lunedì 29 novembre 2010

Antropologia

Qua sotto posto un video. E` un video di un rituale della religione popolare taiwanese, si chiama Shao Wang Chuan, bruciare la barca del Re. Il quale, sia detto per inciso, e` una delle piu` popolari divinita` a Taiwan. Bruciando la barca, fatta di carta e legno e finemente decorata, la si dona a questo Re che puo` in questo modo riprendere il mare portando con se tutte le malattie e le brutte cose.
Una parte della mia ricerca si occupa di studiare questi rituali, e nel farlo mi sono re-innamorato dell'antropologia, questa disciplina sempre a meta`, fra filosofia e storia, fra sociologia e scienza. L'antropologia che, usando parole di Clifford Geertz (uno dei massimi studiosi di antropologia del secolo scorso morto pochi anni fa), ci insegna che ... "Vedere noi stessi come ci vedono gli altri puo` essere rivelatore. Vedere che gli altri condividono con noi la medesima natura e` il minimo della decenza. Ma e` dalla conquista assai piu` difficile di vedere noi stessi tra gli altri, come un esempio locale delle forme che la vita umana ha assunto localmente, un caso tra i casi, un mondo tra i mondi, che deriva quella apertura mentale senza la quale l'oggettivita` e` autoincensamento e la tolleranza mistificazione. Se l'antropologia interpretativa ha un qualche ruolo nel mondo e` quello di continuare a re-insegnare questa fuggevole verita`".
E detto questo, buona visione a tutti


venerdì 26 novembre 2010

Per Meriti Acquisiti......Ovvero il merito di Mariastella

“Meritocrazia” è una di quelle parole usate per creare una risposta pavloviana, quella del cagnetto con l’acquolina in bocca, nell’ elettorato,48f85bb9e1ca5_normalcome “sicurezza”, “minaccia islamica”, “tasse”, “federalismo” e che il ministro della Pubblica Distruzione, l’avvocato Gelmini Mariastella, in queste ore adopera generosamente per distinguere questo governo del fare dal vecchio sistema e dai viziacci di quella “sinistra” clientelare che sembra avere governato l’Italia praticamente dal 1861, ad ascoltarla. Si vorrebbe sapere, rispettosamente, quali “meriti” avesse acquisito l’avvocato Gelmini, che mai nella propria vita e nella brevissima carriera forense o parlamentare lanciata dall’esame nell’ indulgente Reggio Calabria dove lei, turandosi lo schizzinoso nasino bresciano, si era candidata per sfangarla, mai, si era occupata di scuola per diventare ministro dell’Istruzione e della Ricerca. Va bene che questo è un governo che affidò il sistema dell’informazione italiana a Gasparri, che fu come affidare a Tinto Brass un documentario sulle vocazioni monacali e mise l’avvocato Previti al ministero della Difesa, forse confondendo il senso della parola difesa, ma almeno fingere un pochino di “merito” in questa “crazia” neanche gli è venuto in mente. O dipende da che cosa s’intende per “merito”?

venerdì 19 novembre 2010

Cose Loro

Dopo la conferma che le mafie a Milano imperversano da decenni, e se Saviano ha un torto è di esserci andato troppo leggero, la lista che leggerà lunedì seralaPadania da Fazio il ministro Maroni della Lega Nord, quel partito che dava apertamente dei mafiosi a Berlusconi e Dell’Utri, nel 1998 sulla prima pagina della Padania,  è stata leggermente corretta. Siamo in grado di anticiparrne la parte più interessante: busecca, luganega, oss bus, cutuleta, cassoela, bresaola, mundeghin, nervitt e, in onore del leader e del promettente erede, una delle specialità della sua Varese, provincia ricca di corsi d’acqua e laghi: la trota salmonata.

venerdì 12 novembre 2010

A proposito dei Beni Culturali signor Ministro......

Nella ribollita mentale, culturale ed etica e dell’Italia 2010 si nota la continua, e deliberata, confusione tra due principi profondamente diversi: la responsabilità e la colpevolezza. L’autodifesa del compagno Bondiev oggi alla Camera è esemplare in questo senso. Bondiev non è certamente “colpevole” del crollo a Pompei, ma è “responsabile” di quanto avviene nel mondo che gli è stato affidato e che sarebbe, con rispetto parlando, la cultura. Il comandante non è necessariamente “colpevole” se scoppiano le caldaie, ma è sicuramente “responsabile” di tutto quanto avviene nella sua nave. Non importa chi l’avesse comandata prima e in quale condizioni l’avesse trovata. Se vuoi comandare, cosa del tutto facoltativa perchè nessuno ti obbliga a fare il generale, il direttore, il ministro, il capocantiere ecc ecc,  la responsabilità è tua, sarebbe troppo comodo altrimenti. La cultura sulla quale si regge questo governo, come altri che lo hanno preceduto, è invece quello della “irresponsabilità” , insieme con “l’impunità” al punto di avere tentato più volte, di rendere questo principio addirittura legge dello Stato. A tutti coloro che parlano di “meritocrazia”, come se questo fosse un pilastro della cosiddetta “destra” italiana che promuove in politica nullità, favoriti e favorite e regala stipendi pubblici e incarichi politici a somari patentati soltanto perchè figli di, andrebbe ricordato che non esiste “merito” senza “responsabilità”. Quella che appunto Bondiev respinge.

mercoledì 10 novembre 2010

C'era una volta un'Acca. Favola di Gianni Rodari


Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:
E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?
Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?
Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.
" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".
Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.
Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.
Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.
In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le chiavi non aprivano più, e chi era rimast6 fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.
Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.
La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscf a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.
Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei
diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione
L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.
Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.