giovedì 25 febbraio 2010

La mela e il verme

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Ho sempre vigorosamente respinto l’accusa di appartenete a una nazione di corrotti e di corruttori, non per patriottismo deamicisiano, ma per l’esperienza fatta in altri Paesi. Corrotti e corruttori pullulano, come i vermi nelle mele ovunque e nessun popolo, etnia, cultura, epoca ha l’esclusiva del prodotto. Nel Giappone dove un potentissimo Premier e boss chiamato Tanaka fu pescato con le mani nella marmellata all’Olanda del principe Bernardo, che non cantava, ma contava i soldi, dalla Cina dove lo scandalo dei generali-imprenditori che fanno lavorare militari e prigionieri politici per intascare i profitti insieme con i mandarini del regime continua nell’impossibilità di denunciarli salvo qualche esecuzione di propaganda agli Stati Uniti dove il danaro corre come un impetuoso fiume carsico sotto la superficie della democrazia “un uomo, un voto”, gli esempi di corruzione riempirebbero enciclopedie. Ma una differenza purtroppo esiste e diventa ogni anno più lancinante, grazie a leggi oscene. La differenza sta nel fatto che in Italia la corruzione resta sempre largamente impunita e chi la denuncia passa per fanatico tagliatore di teste giacobino o giustizialista, secondo il luogo comune del momento. Altrove, carriere e poltrone vengono distrutte. In Italia si riabilitano, quando non vanno direttamente al potere. Poichè l’occasione fa l’uomo ladro, è evidente che il sentimento di impunità e di immunità metta a durissima prova anche gli integerrimi. Non siamo angeli. Siamo tutti potenziali diavoletti peccatori tenuti a freno dalla paura della collera divina. Chi di noi, trovandosi solo nel caveau di una banca circondato da pacchi di banconote riuscirebbe a non toccare un euro, se davvero sapesse che le probabilità di essere pizzicato e punito sono microscopiche, mentre quelle di essere “prescritto” sono immense? Chi davvero pagherebbe le tasse, potendo evitarle, se sapesse che anzichè sborsare il 45 o 50% al fisco, se la caverà nel futuro prossimo con il 5% perchè uno Stato con le pezze nelle braghe vive all’insegna dei “pochi, maledetti e subito”? L’Italia è una nazione di gente straordinariamente onesta, ripeto a tutti coloro che ridacchiano di noi e ci mettono agli ultimi posti nelle olimpiadi dell’onestà, una società dove miracolosamente ancora sopravvivono le mele sane, imprenditori e amministratori pubblici onesti, giornalisti imperfetti ma coraggiosi, magistrati disposti a esporsi al ludibrio dei media di regime, pur sapendo che i disonesti, i servi, i tira a campare, gli eunuchi con la penna o la telecamera a guardia dell’harem del potere, prosperano impuniti. Ripeto: io non mi vergogno mai di essere italiano. Mi vergogno di molti italiani e di coloro che si nascondo dietro la formula delle “mele marce”. Non sono le mele a essere bacate. E’ l’albero quello che nutre i frutti di veleni, spacciati per fertilizzanti da coloro che poi vendono le ceste di mele agli ingenui che le comperano e le mangiano, credendole sane soltanto perchè hanno perduto il ricordo del sapore di quelle buone.


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