sabato 30 gennaio 2010

La giustizia sono me

luigiquattordicesimo
Ma davvero qualcuno crede, crede davvero, in buona fede, in totale onestà morale e intellettuale, che tutto questo paciugo di mezze leggi e di provvedimenti che il Parlamento dovrà ingoiare che il Presidente Napolitano non potrà impedire, non avendo il diritto di veto come crede qualche anima pia, per “riformare la giustizia” montato dal duo delle meraviglie, l’Avvocato Mavalà e dall’ Angelino del detersivo Trim Casa, sia fatto per rendere migliore e più giusta la giustizia italiana e non semplicmente per servire gli interessi di chi sappiamo tutti? Ma davvero? Davvero davvero? Per favore, ditemi che qualcuno ci crede veramente, perchè la fede insegna che “credo quia absurdum”, più è assurdo e più ci credo.


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Bugie e statistiche

Nel botta e risposta fra i vescovi italiani e la Lega sul rapporto fra immigrati e crimine, indicato anche da Berlusconi in vista delle elezioni regionali (allacciarsi le cinture, attraverseremo turbolenze di sparate, annunci, promesse, botti e ‘domani si fa credito) i carrettieri del Carroccio ricordano che il 40% dei detenuti nelle nostre carceri è straniero. Memori del monito di Mark Twain, secondo il quale le statistiche erano la forma più alta di menzogna, guardiamo da vicino questa cifra, ammesso che sia vera (mai fidarsi delle cifre troppo rotonde).
1) Il 40% dei detenuti non significa il 40% dei reati. Significa soltanto che sono stati arrestati, processati e condannati a pene detentive più non italiani che italiani, certamente perchè è più facile mandare in galera un albanese pizzicato magari in flagrante delicto, e difeso in qualche modo, di un dirigente di una banca o di un’azienda che ha sparecchiato milioni dei clienti o dipendenti. Come ha dimostrato il caso di Alberto Stati, oggi querelato dai suoi primo avvocati, non tutti possono permettersi una parcella di 81 mila euro soltanto per un mese di patrocinio, per restare fuori dalla galera.
2) La percentuale non indica di quali reati siano stati riconosciuti colpevoli e quali pene debbano scontare. Un condannato per spaccio di droga o per furto d’auto è giustamente in carcere, ma non è la stessa cosa di uno che ha compiuto una strage di mafia o che ha fatto a pezzi e bruciato una famiglia. I reati, come le azioni, non si contano, si pesano.
La classica statistica alla carlona buttata negli occhi, che nasconde molto più di quello che dice.



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venerdì 29 gennaio 2010

Al cittadino non far sapere

Basta con gli sceneggiati sulla Mafia, ci esorta paterno Berlusconi dopo le figure da caciottaro che lui, le sue avventurette e i suoi uomini ci fanno fare nel mondo divenendo oggetti di ridicolo e di satira ovunque, per non sporcare l’immagine dell’Italia nel mondo. Bravo il nostro impresario di TV private e lord protettore delle Tv pubbliche. Inviare subito un ukaz alle proprie aziende, ai direttori di sedicenti giornali e ai presidenti in ginocchio. L’Unione Sovietica fece di meglio: eliminò addirittura gli incidenti d’auto, le sciagure aeree, i delitti contro le persone, per non parlare delle mafie che a Mosca, a Tbilisi, a Erevan, ovunque imperversavano trafficando in tutto il trafficabile – come poi scoprimmo appena si sollevò il sudario del silenzio – cancellandoli dai media del regime. In Urss nessuno moriva ammazzato, nessun treno deragliava, nessun guidatore ubriaco falciava passanti, nessuno rubava. Come dice l’antico dilemma Zen: se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente cadere, è caduto? Gli abitanti di Palermo, di Napoli, di Reggio Calabria scopriranno che le mafie non esistono, quando si smetterà di raccontarle? E non è l’omertà, cioè la bocca chiusa, esattamente quello che i picciotti vogliono?



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giovedì 28 gennaio 2010

Se berlusconi avesse lu Mare....

Il federalePoster
Ma come? Non era il PD quello perennemente “in altomare per le candidature alle regionali”, quello “spaccato” della rissa tra correnti, anime, ras locali, radiqui e teolà? Poi si scopre che anche il sciùr padrùn dali beli braghi bianchi adesso vuole cambiare il proprio gauleiter in Puglia – da mandare contro il Vendola che fa paura – dopo avere ceduto il protettorato del Veneto al federale Leghista, e vorrebbe addirittura allearsi con il prestinèe (fornaio, in milanès) multiforno sfottuto fino a ieri sera, mentre Bossi bofonchia i propri anatemi contro il Casini. Si attende ampio ed esauriente servizio del Minzculpop, con interviste a esponenti e giornalisti di destra spacciati per passanti (vedi TGUno delle 20 sul sindaco di Bologna inguaiato dall’amante scaricata senza più il Bancomat). P.S. Se voi giovani non avete mai visto “Il Federale” di Luciano Salce (1961) noleggiarlo, comperarlo o rubarlo subito, per ricordare come “transit gloria mundi” e che fine fanno sempre i bulletti da operetta dei regimi all’italiana.


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mercoledì 27 gennaio 2010

Nella stia delle donne

islam-burka

Ecco, per esempio, una cosa di sinistra che la sinistra italiana potrebbe dire: no, come in Francia, a quella orripilante stia da polli dentro le quali alcune donne sono ingabbiate per volontà dei loro uomini, interiorizzata e subita, e che non ha nulla che vedere nè con l’espressione della propria pietas o della propria fede, riservata dai mussulmani al velo, che anche tante delle nostre nonne portavano invariabilmente quando uscivano di casa fino a non moltissimi anni or sono. Il burqa non c’entra nulla con la integrazione, con la multietnicità, con l’ospitalità, con la diversità, con le moschee, con quel rispetto per le donne che noi abbiamo perduto da tempo, donne incluse che si sgomitano per umiliarsi davanti alle telecamere (spesso, e lo sappiamo tutti benissimo senza aspettare le intercettazioni telefoniche, telecamere da letto). E’ un insulto a tutti e gli insulti vanno respinti.


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La Cina è vicina

internet_censorship
Mentre assistiamo, con molto scetticismo ma con qualche speranza, alla piccola crociata della Clinton contro la censura dei cinesi alla Rete, da noi, qui, nella terra governata da quell’ ossimoro chiamato Partito della Libertà, ci dobbiamo preparare all’ ennesimo decreto del Gran Consiglio per mettere la museruola a Internet, fimato – ecco un altro ossimoro – dal vice commissario politico allo Sviluppo, ma quale Sviluppo, Paolo Romani. Decreto che, guarda te la coincidenza, favorirà Mediaset nella sua causa contro You Tube. Qui non si tratta di battaglie sul copyright, sui diritti d’autore, sui contenuti gratuiti o a pagamento, ma di attacco censorio contro i fornitori di contenuti, che siano gratuiti o no, considerati responsabili di quello che va in Rete. Si tratterebbe dunque di creare quello che la Commissione Europea considera “monitoraggio preventivo”, in altre parole “censura preventiva”. Chiunque usi, frequenti o si muova in Rete sa quanta spazzatura tossica e quanta disinformazione delirante passi per i server e meccanismi di disinfestazione sono a volte necessari per tenere a freno i perditempo, i fissati, i monomaniaci e quelli che vivono soltanto per insultare gli altri senza apportare nulla alla riflessione o all’allargamento della conoscenza e della coscienza critica. Ma rendere i fornitori di contenuti responsabili per tutto quello che circola significa esattamente ciò che questo orribile governo di servizio vuole: mettere il bavaglio all’unico medium ancora non controllabile o ricattabile. Internet come il Minculpop. Questo vuole il governo.



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lunedì 25 gennaio 2010

Qui, Radio Mosca (considerazioni sul TG1)

soviet-tv
So che non dovrei guardare il Minzculpop perchè nuoce gravemente alla salute mentale, ma l’edizione delle 20 di lunedì 25 gennaio è da futuro Museo degli Orrori. Il sonoro “vaffanmulo” della signora Clinton al Bertolaso s.p.a. Gestioni Condomini Terremotati viene sprofondata nelle pieghe intestinali delle notizie minori e foderato dai balbettii da scolaretto di Frattini di fronte alla signora maestra, oltre che dall’autogiustificazione della stessa Bertolaso s.p.s., mentre la Farfallina di Ferro, l’anchor Petruni, apre con orgasmi cinguettanti sui guai del sindaco di Bologna, sulla vittoria plebiscitaria di Vendola in Puglia in una primaria che dovrebbe far vergognare i partiti della libertà a gettone che spediscono marziani nelle regioni come la Basilicata e la stessa Puglia. Quando il presidente di una Regione come la Sicilia, eletto con i voti dei picciotti berlusconiani viene ricondannato per essere un compagno di strada della Mafia, mica uno scandaletto qualsiasi, quando berluschini e finiani si prendono a borsettate in testa sui loro, ehm, giornali, sulla candidatura Polverini in Lazio, o quando il Boss è coinvolto formalmente in una storia di truffe e frodi fiscali (Mediatrade) il Minzculpop ne tace o ne dà rapida notizia, ben nascosta, via via, passare subito al “drammatico episodio”, alla “tragica fatalità”, all’ “inferno di Haiti” e a “ballando con le stelle”. Chissà se anche questo osceno TG, trasformato in organo di propaganda come mai era stato pur nella sua ingloriosa storia di lottizzazioni e appalti, rientra nella televisione prevalentamente antiberlusconiana della quale parla il Presidente della Rai, al quale ricordo una sola parola che lui, avendo lavorato a Mosca quando era ancora un giornalista e parlava russo, sicuramente ricorda bene: “Vremya”. Un paio di servizi sul magnifico raccolto del grano e il successo della “Pyatiletka”, del piano quinquennale tremontiano, e ci siete. Coraggio, un piccolo sforzo.



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domenica 24 gennaio 2010

Il Bruneta in gondoeta

Fame capir ben, Bruneta, ciò. Dopo avere matenuto i miei figli per 18 anni, aver pagato per i loro pannolini, i ciucciotti, i diplomi e i titoli, gli sciroppini per la tosse, i vestiti, la bici, il motorino e le contravvenzioni, dopo avere speso per il loro matrimonio, averli aiutati a comperare la casa, essermi incazzato come una biglia quando non si faceva trovare ai telefonini che naturalmente avevo pagato io, avere pagato per le inutili vacanze studi due settimane a Londra e averli mantenuti durante l’Orgasmus, adesso dovrei tassarmi e togliere 500 Euro dalla pensione maturata dopo 40 anni di contributi, per mandarli fuori di casa? E se dico di no, sono un vecchio rottame egoista del sindacalismo di sinistra marxista-stalinista-maoista? Ma va in mona, va.


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sabato 23 gennaio 2010

Berlusconi Dadaista

Vespa Gemelle Kessler
Per evidente sprezzo dei Lucani che sono rimasti tra i pochi italiani del Sud a rifiutare i suoi abbracci, come tenacemente e sanguinosamente resistettero più di tutti all’annessione forzosa da parte dei Piemontesi, il leader del Partito dell’Amore ha avuto la trovata di paracadutare come candidato per governare la Basilicata un uomo scelto in Brianza, eletto nel Nord Ovest (proprio le terre dei piemontesi, che finezza e che sensibilità verso i Lucani) e prelevato a Strasburgo, già passato attraverso l’ennesima conversione, questa volta soltanto politica, uscendo dalla Udc che lo aveva, incautamente, fatto eleggere. Dice uno dei cortigiani che Berlusconi ha dimostrato così la sua vena “dadaista”, birichina e anticonformista. Sì, dadaista da varietà televisivo, nel senso delle gemelle Kessler. Umpa.


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venerdì 22 gennaio 2010

Lunga è la notte, brutto il film

cinema paradiso
Ci sono giornate nelle quali il film della vita italiana, tra leggi demenziali imposte da un satrapo di provincia terrorizzato e dai suoi cortigiani per salvare loro stessi con lui, esplosivi in auto nelle vicinanze del Presidente della Repubblica, pompieri che danno fuori di matto e sparano in caserma, scelte di ridicoli candidati alla presidenza di Regioni e di grandi città italiane e la visione ininterrotta delle facce di Bondi, Bonaiuti, Cota e Gasparri a ogni ora su ogni canale su ogni argomento, la sola cosa che si possa fare è acciambellarsi su una poltrona con un libro di storia (molto antica), un paio di auricolari che isolano dai suoni esterni, ascoltare qualche pezzo di musica struggente e consolante, magari tratte da grandi film malinconici ma ottimisti come questo o questo e addormentarsi, con la preghiera di essere svegliati quando sarà passata. Perchè passerà, passerà, passerà, anche se ora sembra impossibile. Un giorno ne rideremo, ci faremo sopra commedie, i gerarchi ci spiegheranno che in fondo loro lo avevano sempre saputo, ci rideremo. Noi Italiani siamo formidabili quando si tratta di ricostruire, come toccherà, ai nostri figli o ai ragazzi di oggi, fare.



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mercoledì 20 gennaio 2010

Dedicata a Brunetta

Arnaldo Fusinato

L'ultima ora di Venezia

5 in solitaria
malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia !

Fra i rotti nugoli
10 dell'occidente
il raggio perdesi
del sol morente,
e mesto sibila
per l'aria bruna
15 l'ultimo gemito
della laguna.

Passa una gondola
della città:
- Ehi, della gondola,
20 qual novità ? -
- Il morbo infuria
il pan ci manca,
sul ponte sventola
bandiera bianca ! -

25 No, no, non splendere
su tanti guai,
sole d'Italia,
non splender mai !
E su la veneta
30 spenta fortuna
si eterni il gemito
della laguna.

Venezia ! L'ultima
ora è venuta;
35 illustre martire,
tu sei perduta ...
Il morbo infuria,
il pan ti manca,
sul ponte sventola
40 bandiera bianca !

Ma non le ignivome
palle roventi,
né i mille fulmini
su te stridenti,
45 troncâro ai liberi
tuoi dì lo stame ...
Viva Venezia !
muore di fame !

Su le tue pagine
50 scolpisci, o storia,
l'altrui nequizie
e la sua gloria,
e grida ai posteri:
- Tre volte infame
55 chi vuol Venezia
morta di fame ! -

Viva Venezia !
L'ira nemica
la sua risuscita
60 virtude antica;
ma il morbo infuria,
ma il panm ci manca ...
sul ponte sventola
bandiera bianca !

65 Ed ora infrangasi
qui su la pietra,
finché è libera
questa mia cetra.
A te, Venezia,
70 l'ultimo canto,
l'ultimo bacio,
l'ultimo pianto !

Ramingo ed esule
in suol straniero,
75 vivrai, Venezia,
nel mio pensiero;
vivrai nel tempio
qui del mio core
come l'immagine
80 del primo amore.

Ma il vento sibila
ma l'ombra è scura,
ma tutta in tenebre
è la natura:
85 le corde stridono,
la voce manca ...
sul ponte sventola
bandiera bianca !


Arnaldo Fusinato




Poesie

Lapsus satanicus

hell2

Cupo in volto, nonostante il voto del Senato per la ennesima legge su misura con rinforzo al cavallo che gli toglierà i marroni dal fuoco, San Silvio Martire ci informa, dalla penombra della sua automobile attraverso i funzionari del Minzculpop, che sottoporsi ai processi equivale ad “affrontare un plotone di esecuzione” ed entrare nei “gironi infernali”. Il mio catechismo non è impeccabile, ma all’Inferno non ci dovrebbero essere le anime già processate e condannate in via definitiva dalla Mistica Cassazione? E come si fa a fucilare un’anima dannata? Con una pistola ad acquasanta? Attenzione a pasticciare con le metafore, Vostra Beatitudine. A volte suonano come lapsus autorivelatori, se non come pure belinate.



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lunedì 18 gennaio 2010

Craxi lotta con noi

craxi_berlusconi

Nella lettera di Napolitano alla vedova Craxi c’è un capoverso che alla nostra solita fretta di indignarci, di scandalizzarci o, da parte degli eredi del craxismo, di applaudire, sembra sfuggire, nella sua enorme gravità. La frase è questa: ” Si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi [....] si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l’on. Bettino Craxi”. Tradotto dal politichese e dal presidentese, questo passaggio vuole ricordarci che l’ordigno infernale del finanziamento dei partiti ancora è in piena azione e la condanna di Craxi, insieme con tutto il polverone di Tangentopoli, non mai ha risolto il problema che sta alla base di tutto e che preferiamo non vedere, se non nei partiti degli altri: chi paga, e in che modo, i costi della politica, a destra come a sinistra o al centro, per i micropartitini come i mega partiti azienda? Il problema non è stabilire se Craxi fosse stato o meno un corrotto/corruttore, domanda alla quale ha già risposto la magistratura in via definitiva, o se lo facessero tutti, argomento che non ha mai nessun valore essendo la responsabilità politica e penale sempre individuale nelle nazioni civile, ma sapere quanti Craxi ci siano oggi, in ogni partito e in piena attività, anche in quelli che strepitano contro la corruzione altrui.

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mercoledì 13 gennaio 2010

Il Minzculpop in concert

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Dopo l’ennesima, tristissima omelia del direttore del Minzculpop per recitare il vangelo secondo Berlusconi questa volta sull’argomento della beatificazione di Craxi e su quei cattivoni dei magistrati, sarebbe interessante sapere se lo sponsor di Minzolini e i suoi chierichetti che cantano i salmi del Signore su cinque dei sei principali telegiornali nazionali più volte al giorno, ancora osano spacciare quelle percentuali sulla “informazione di sinistra” e sulla “televisione che attacca il governo” che ogni tanto citano per farci credere che i maiali volano. Per evitare equivoci, ricordiamo che il TG del Minzculpop ha in un giorno e da solo più “lettori” di quanti ne abbiamo tutti i quotidiani italiani, quelli berlusconiani inclusi, messi assieme più AnnoZero, Ballarò, dove comunque vanno a cantare anche i sagrestani della Chiesa di San Silvio Martire, e Report.



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martedì 12 gennaio 2010

Sdare bene solo al Gongo

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Uno degli effetti secondari più grotteschi di quanto è accaduto a Rosarno sono le interviste al lattemiele spacciate dai pusher del Minzculpop (in arte TGUno) per far dire a qualche immigrato marionetta davanti alla telecamera quanto stia bene in Italia e come si sia perfettamente e laboriosamente integrato, insaccando la carne di maiale. E che cosa volete che dicessero? E quando la pianteremo con questo giornalismo truffa delle due o tre persone interrogate per strada spacciate per la voce del popolo, avendo cura di mandare in onda soltanto quelle propagandisticamente corrette e utili? Ma chi credono di prendere in giro? Viva la faccia di Humbert Humbert Bossi che disse: “Le case si danno prima ai lombardi e non al primo ‘bingo bongo’ che arriva”, ricordate? (Radio Padania, 3 dicembre 2003). Peccato che Bossi non diventerà mai Presidente del Consiglio, perchè un vertice con Obama sarebbe una delizia. “Hello, Mister President”. “Uèila, Mister Bingo Bongo”.


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martedì 5 gennaio 2010

La mutanda del terrore

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Il numero di passeggeri in volo sugli Stati Uniti uccisi dai terroristi nella decade degli anni Zero è stato di 267, quanti erano a bordo dei quattro aerei di linea usati come armi improprie l’11 settembre del 2001. Da allora, nonostante i due goffi tentativi del bombarolo americano con la scarpa esplosiva e del solitario nigeriano con le mutande da guerra santa, più nessuno. Il numero di passeggeri che ogni anno volano nel mondo è, secondo la Iata, superiore ai due miliardi e mezzo, dunque centinaia di milioni di individui, tenendo conto che molti volano più di una volta, e sono 60 milioni soltanto negli Usa. Se agissimo e reagissimo in maniera razionale, dovremmo concludere che il rischio di essere uccisi su un aereo di linea da un assassino suicida jihadista esiste, ma è microscopicamente minuscolo, neppure paragonabile al rischio di andare a impastarci contro un Tir o di morire per intossicazione alimentare (1809 all’anno negli Usa). Eppure ascoltando i governi, guardando i telegiornali isterici, leggendo i giornali, un marziano sbarcato questa mattina avrebbe diritto di pensare che è in atto una strage quotidiana di passeggeri. Per questo si chiama “terrorismo”, perchè con il minimo sforzo ottiene colossali risultati psicologici, cambia la cultura politica e costringe a spese e fastidi enormi le nazioni colpite non dagli attentati, ma dalla paura.

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Presidente, ora basta

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Nell’estate del 1974, quando gli Stati Uniti stavano sprofondando in una crisi costituzionale spaventosa creata da Richard Nixon, dai suoi tentativi di sottrarsi alle inchieste della magistratura e di collocarsi al di sopra della legge inventandosi un’immunità presidenziale che la Corte Suprema (senza comunisti) avrebbe respinto, furono i “grandi vecchi” del suo stesso partito, rappresentati dal senatore Barry Goldwater, a muoversi. Andarono a dirgli che era arrivato il momento di dimettersi, per il bene della Nazione e del partito stesso. Nixon, che era stato eletto democraticamente e largamente dai cittadini, si piegò, ottenendo in cambio dal vice Gerald Ford che gli sarebbe succeduto alla Casa Bianca il “perdono”, cioè l’immunità da ogni futuro procedimento penale. Il sistema America ne uscì rafforzato e lo stesso partito repubblicano, dopo avere pagato per quattro anni il prezzo dello scandalo perdendo la Casa Bianca a favore di Carter, tornò più forte di prima, portando Ronald Reagan al potere per otto anni. Tra lo stravolgimento della Costituzione, sulla quale si regge la identità e la convivenza di una nazione e il sacrificio temporaneo del potere, i Repubblicani americani scelsero il secondo e ne furono premiati. Ogni riferimento a fatti o persone italiani attuali è del tutto casuale. Purtroppo.

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lunedì 4 gennaio 2010

L’uomo dell’anno (1960)

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L’inflazione torna al livello di 50 anni or sono, quando spopolava la 600 Multipla. Hep! Entusiasmato dal successo, Tremonti, proclamato “uomo dell’anno” (quale anno? Il 1960?) dal giornale della Confindustria, riuscirà a portare anche i salari e le pensioni al livello di mezzo secolo fa.

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Il giorno più corto


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E’ trascorso un mese dal glorioso NO-B Day, sulla cui efficacia mi ero permesso di esprimere qualche rispettoso e amichevole dubbio, a parte il piacere della festa de noantri giovani e l’apoteosi della bloggocrazia. B sta sempre lì, dopo avere avuto il nasino riparato da un bravo falegname (la battuta non è mia), festeggia l’anno nuovo al fianco di una biancofiorellina atesina ben intortata e la carovana dei no-B mi sembra generalmente, fra grillini, dipietrini, casini, astenutini, vendolini, dalemini, lettini, bersini, blogghini, etc etc, avviata a una trombatura biblica alle regionali di marzo, mentre i padroni della melonera si dividono i cocomeri prima ancora di averli comperati, bisticciando per la fetta più grossa dall’Alpi a Pantelleria. Naturalmente, per colpa degli altri (indicare a piacere chi “gli altri” siano). Non potendo votare alle regionali, per mancanza di residenza in Italia e per la mia condizione di extracomunitario, guardo con un certo distacco l’ennesimo autosbudellamento (seppuku) della cosiddetta sinistra. Lunga è la strada, breve la giornata. “The woods are lovely, dark and deep/But I have promises to keep/ And miles to go before I sleep/And miles to go before I sleep” (Robert Frost). (Bello è il bosco, buio e profondo/ ma io ho promesse da non tradire/ miglia da fare prima di dormire/ miglia da fare prima di dormire). Una piccola licenza poetica multilinguistica prima di sprofondare nella prosa degli insulti.

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Se la privatizzazione ci priva dei servizi

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Dopo la privatizzazione dei terremoti, delle catastrofi assortiti e delle alluvioni, per i quali è stata creata una nuova s.p.a. che sarà regalata dal governo al fedele Bertolaso (leggere post precedente), il governo dell’ Amor Profano offre un’altra succulenta prova d’amore nella nuova Legge Finanziaria (vedere per credere) regalando a una società di privati, amici che faranno le cose “aumm’ aumm’” senza dovere rendere conto a nessuno, anche la gestione dei servizi per la Difesa (leggere post precedente), valore stimato attorno ai 3 o 4 miliardi all’anno, come già avviene negli Usa dove gruppi privati come la Halliburton, quella cara al cuore del vero patriota e azionista Dick Cheney, e le sue consociate forniscono servizi per miliardi ai soldati in guerra. E ovviamente, più si mandano militari in guerra, pardon, in missione di pace, più sono necessari servizi e più ci si guadagna. “There’s no business like war business” dice Douglas Matten della Fondazione Guerra e Pace di New York, la guerra è stata, è, e sempre sarà un ottimo affare. Per chi non la deve combattere.