mercoledì 27 gennaio 2010

La Cina è vicina

internet_censorship
Mentre assistiamo, con molto scetticismo ma con qualche speranza, alla piccola crociata della Clinton contro la censura dei cinesi alla Rete, da noi, qui, nella terra governata da quell’ ossimoro chiamato Partito della Libertà, ci dobbiamo preparare all’ ennesimo decreto del Gran Consiglio per mettere la museruola a Internet, fimato – ecco un altro ossimoro – dal vice commissario politico allo Sviluppo, ma quale Sviluppo, Paolo Romani. Decreto che, guarda te la coincidenza, favorirà Mediaset nella sua causa contro You Tube. Qui non si tratta di battaglie sul copyright, sui diritti d’autore, sui contenuti gratuiti o a pagamento, ma di attacco censorio contro i fornitori di contenuti, che siano gratuiti o no, considerati responsabili di quello che va in Rete. Si tratterebbe dunque di creare quello che la Commissione Europea considera “monitoraggio preventivo”, in altre parole “censura preventiva”. Chiunque usi, frequenti o si muova in Rete sa quanta spazzatura tossica e quanta disinformazione delirante passi per i server e meccanismi di disinfestazione sono a volte necessari per tenere a freno i perditempo, i fissati, i monomaniaci e quelli che vivono soltanto per insultare gli altri senza apportare nulla alla riflessione o all’allargamento della conoscenza e della coscienza critica. Ma rendere i fornitori di contenuti responsabili per tutto quello che circola significa esattamente ciò che questo orribile governo di servizio vuole: mettere il bavaglio all’unico medium ancora non controllabile o ricattabile. Internet come il Minculpop. Questo vuole il governo.



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