martedì 5 gennaio 2010

Presidente, ora basta

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Nell’estate del 1974, quando gli Stati Uniti stavano sprofondando in una crisi costituzionale spaventosa creata da Richard Nixon, dai suoi tentativi di sottrarsi alle inchieste della magistratura e di collocarsi al di sopra della legge inventandosi un’immunità presidenziale che la Corte Suprema (senza comunisti) avrebbe respinto, furono i “grandi vecchi” del suo stesso partito, rappresentati dal senatore Barry Goldwater, a muoversi. Andarono a dirgli che era arrivato il momento di dimettersi, per il bene della Nazione e del partito stesso. Nixon, che era stato eletto democraticamente e largamente dai cittadini, si piegò, ottenendo in cambio dal vice Gerald Ford che gli sarebbe succeduto alla Casa Bianca il “perdono”, cioè l’immunità da ogni futuro procedimento penale. Il sistema America ne uscì rafforzato e lo stesso partito repubblicano, dopo avere pagato per quattro anni il prezzo dello scandalo perdendo la Casa Bianca a favore di Carter, tornò più forte di prima, portando Ronald Reagan al potere per otto anni. Tra lo stravolgimento della Costituzione, sulla quale si regge la identità e la convivenza di una nazione e il sacrificio temporaneo del potere, i Repubblicani americani scelsero il secondo e ne furono premiati. Ogni riferimento a fatti o persone italiani attuali è del tutto casuale. Purtroppo.

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