martedì 6 ottobre 2009

No country for Alfano

A tutti i pagliaccetti italiani piccoli e grandi che si fanno i gargarismi con l’America e vanno a sventolare le bandierine a stelle e strisce quando gli fa comodo e poi le nascondono nel cassetti quando metterebbero in imbarazzo il loro ducetto, ricordo, in questo giorno che deciderà se in Italia è stato consumato un colpo di Stato dichiarando costituzionale, secondo le parole dell’ autore del Codice Mavalà, il fatto che la legge si applichi in maniera diversa secondo le persone e il loro ruolo, questo frammento della sentenza emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti il 27 maggio del 1997. Era il caso (William) Clinton contro (Paula) Jones, la donna che gli aveva fatto causa civile per molestie equello che aprì l’inondazione del caso Lewinksy, e. Gli avvocati di Clinton avevano sostenuto che il loro patrocinato non avrebbe potuto perdere tempo con azioni civili o penali contro di lui e che ogni querela o accusa dovesse essere rimandata a fine mandato, esattamente come vorrebbero il Lodo Alfano e l’arringa del Codice Mavalà. Risponde la Corte (allora considerata a maggioranza diciamo “di sinistra”, Dio mi perdoni) che la Costituzione o la giurisprudenza:

(…)provide no support for an immunity for unofficial conduct (…)

Non esistono elementi che forniscano sostegno per concedere immunità al Presidente nella sua condotta non ufficiale.
Clinton potè essere incriminato (impeached), processato pubblicamente e assolto.
Nel caso che qualche giurista e qualche membro della nostra Corte Costituzionale che conosce l’inglese abbia qualche minuto da tempo e voglia leggere la sentenza originale – non è lunga – qui la può trovare nella sua interezza.
Agli altri che non avessero tempo e voglia, fidatevi: la Corte Suprema degli Stati Uniti, come già aveva fatto 25 anni prima con Nixon, chiarisce, senza lasciare dubbi, che anche il Presidente, pur eletto a suffragio universale dal popolo, non è immune da niente neppure temporaneamente o sino a fine mandato (come specifica la sentenza), non per fatti avvenuti prima o durante il suo governo e non è al di sopra di niente, tranne che nello svolgimento dei suoi atti ufficiali.

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