martedì 10 maggio 2011

Ho fatto un sogno - http://zucconi.blogautore.repubblica.it/?p=5782

Ho fatto un sogno. Ho sognato che il grande pifferaio Beppe Grillo tornasse a Milano e lanciasse uno dei suoi straordinari monologhi, molto più seri e divertenti del lugubre, ma furbo Ferrara che fa pubblicità alle stelline perchè sa che saranno loro a bruciare il paglione elettorale della opposizione alla sciuretta Letizia, per fare appello ai milanesi e dire che non è mica vero che sono tutti uguali, che nella vita, come nelle corsie degli ospedali, c’è il male e c’è il peggio. Che questo è un momento storico che potrebbe non ripetersi per altri dieci anni, se Berlusconi riesce a scalare il Colle del Quirinale, il momento di altre 5 Giornate, una per ogni stellina, per dare una mano a liberare Milano da quella banda di buoni a nulla, di sepolcri imbiancati che gridano il nome di Dio invano, di Ambrogini in similoro, di falsificatori di firme elettorali, di parassiti, magnaccia, pescivendole di regime, Olgettina girls, agit prop, falsi attentati, balere con tempeste di neve indoor e vecchi malfattori che sgovernano la “me Milàn” da una generazione, e l’hanno ridotta a periferia dell’Europa. Che non è il tempo della vanità e degli “ego trip” da tenore, ma della fatica comune e umile, perchè è possibile, davvero possibile, questa volta, cacciare quei magliari che definiscono la magistratura un cancro e una procuratrice della Repubblica una metastasi e per gridare che quando brucia la casa comune si cerca di spegnere l’incendio, piuttosto che discutere sull’uniforme dei pompieri, per poi fare i conti e i progetti per ricostruirla con quelli che hai aiutato a vincere, non con quelli che hai aiutato a perdere e dunque non contano una beata cippa, come te che ti credi importante. Ho visto la folla dei giovani topini stellari seguire il suo pifferaio magico per bussare alle porte dei condomini, come fecero i democristiani nell’aprile del 1948, e portare anche i malati e i vegliardi a votare per chi può almeno cambiare un po’ aria nelle stanze, sapendo che se cade la Milano della nuova Tangentopoli metamafiosa, peggiore di quella vecchia, cadrà anche la maggioranza degli Scilipoti, dei Paniz e degli Stracquadanio a Roma e almeno il Papi al Quirinale ce lo risparmieremo, se vi par poco. Poi mi sono svegliato. Era la notte di lunedì 16 maggio e Letizia Brichetto Arnaboldi Batman Moratti in Saras aveva vinto al primo colpo, senza neppure bisogno del ballottaggio, garantendo ai suoi sponsor, burattinai e compari altri cinque anni di una Milano da mangiare e da vomitare. E Silvio, tornato a volare alto fra le stelle dopo tanta strizza, rideva.