sabato 22 gennaio 2011

Antonio Gramsci, lettera alla madre del 10 maggio 1928



gramsci
Cara mamma, vorrei per essere tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. Che tu comprendessi bene anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perchè non ho mai voluto mutare le mie opinioni per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso.
Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché tu sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente.
La vita é cosi’, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.

giovedì 6 gennaio 2011

Dalla lettera di don Lorenzo Milani a don Piero (Esperienze pastorali, pp.443-471).


"Caro Piero, Cesare m'ha detto che quando ti raccontò dell'atteggiamento che ho preso di fronte a un industriale e agli industriali in genere, restasti un po' turbato. .................. Ma l'ordine si sa non è un concetto univoco. Se lo violano i poveri è attentato allo Stato. Se lo violano i ricchi è la Congiuntura Economica, è un complesso di cose complicate che noi campagnoli non si possono intendere.
Ma torniamo a Mauro. A furia di far 12 ore, s'era ridotto da far spavento. Poi gli si ammalò il babbo. Fu in quei giorni che sentii dire che il Baffi assume.
Ci andai di corsa. Raccomandare sul lavoro è un delitto, lo so, ma in quel caso non potetti resistere alla tentazione. ..... Dissi solo che aveva il babbo malato, che lavorava dai terzi senza libretto, che così non poteva andare avanti, che conl libretto tirerebbe gli assegni e le medicine e ogni cosa...
M'interrompe: "E' inutile Padre che s'affatichi a raccontarmi. La mia amministrazione non puo' interessarsi a nessun motivo umanitario. Lei mi capirà certo. Qui c'è una legge sola: il bene dell'Azienda. Che poi è il bene di tutti. Il ragazzo è in prova. Ma gli dica che non ammetto scioperi. Al primo sciopero vola".
E' come se m'avesse colpito allo stomaco. "Ma almeno, balbetto, mi dica che è sicuro di assumerlo. Se no, non può lasciare i terzi. Ha la famiglia troppo gravosa per mettersi a questi rischi".
"Padre io non posso assicurargli nulla. Io ne licenzio 5 o 6 a settimana e ne assumo altrettanti. Il lavoro a me non manca mai. Ma da me c'è un sistema speciale. A me piace l'ordine, la disciplina. Son sicuro che anche lei, Padre, la pensa come me".
Io penso invece all'art. 40 della Costituzione: il Diritto di sciopero.Possibile che il Baffi, uno stupido piccolo privato possa beffare così una legge che un popolo s'è data? Che un popolo ha pagato così cara: sangue, fame, guerra civile, elezioni tanto sofferte da ogni parte. E poi non è una legge qualsiasi. È quella che il Cristo attendeva da noi da secoli, perché è l'unica che ridia al povero un volto quasi d'uomo. Non gli riconoscerà ancora il potere sopra le cose. Ma almeno sul suo lavoro: di darlo o non darlo quando gli pare.
Ma no, Baffi, non ti meriti che queste cose io te le dica in faccia. Avresti troppa soddisfazione mettendomi per strada Mauro e ridendoti di me e dei miei sogni. ............... ".
don Lorenzo Milani